Raccontare un’esistenza soffermandosi su ciascuna delle cose che le danno forma di capolavoro, di opera d’arte che vale la pena vivere: è questo quello che fa Rébecca Dautremer nella sua ultima prova, Il libro delle ore felici di Jacominus Gainsborough. Un progetto letterario e artistico nato dal desiderio personale dell’autrice di farne dono ad un’amica per la nascita del figlio e che ha poi visto trasformarsi nel meraviglioso oggetto uscito, in Italia, per l’editore Rizzoli. Un albo illustrato di grande formato che alterna la dolce storia del coniglietto Jacominus alla ricchezza delle illustrazioni, dal tratto riconoscibilissimo, che hanno reso la Dautremer nota e amata agli occhi dei grandi e dei piccoli: tavole dai colori caldi e avvolgenti, atmosfere sognanti e delicate, l’attenzione sorprendente ai dettagli e ai richiami emotivi.
Jacominus, un coniglio solitario, con la testa spesso fra le nuvole e un po’ filosofo, diventa versione antropomorfa di ciascuno di noi: dalla nascita alla morte, la sua vita altro non è che somma di attese, di ricordi, di persone (incrociate, amate o mai abbastanza ringraziate), di sconfitte e di tristezza ogni qualvolta si mostri crudele. Una vita, appunto. L’attesa e la ricerca del proprio posto nel mondo, la fiducia inaspettata nel viaggio (a dispetto dei limiti che imbrigliano), la leggerezza che viene dalla scelta di disinteressarsi di qualcosa e il puro piacere, «per uno che parlava poco», di imparare l’inglese, il russo, l’italiano (e poi ancora il corso e il latino, il persiano e il cabilo): Jacominus è grato alla vita per tutte queste cose, come anche per il lunghissimo filo che gli ha dato da torcere. E allora sì: arrivato alla fine del suo tempo, quando risulta semplice stabilire cosa sia essenziale, nel conto delle ore felici possono ben essere inseriti i 293 picnic di famiglia, i 3 o 4 attesi ritorni, 1 senso di impotenza, 121 verbi irregolari, 73 messe in dubbio, i 14 amici carissimi e 1 ruzzolone, esattamente quello che ci ha reso così speciali.
Diana A. Politano