La cannabis era per il mercato farmaceutico, assolti ex calciatore e suo padre

Giuseppe Vignola, 40enne di Carovigno, è stato assolto con formula piena dal tribunale di Brindisi dalle accuse di detenzione in concorso di sostanze stupefacenti. Assoluzione anche per il padre, Marco.
A causa di questa vicenda giudiziaria Giuseppe Vignola, già già calciatore di Eccellenza e allenatore impegnato nei campionati regionali, si è visto privato di non poche opportunità professionali.
La sentenza del tribunale di Brindisi, giudice Adriano Zullo, pone fine ad un calvario durato quasi cinque anni per Giuseppe Vignola, stimato in tutti gli ambienti calcistici regionali e non solo, che sin da subito aveva dichiarato la sua innocenza sui fatti contestati dalla Procura di Brindisi.
Giuseppe Vignola è stato assistito dall’avvocato Luca Marzio. La difesa ha dimostrato l’estraneità dei due indagati dalle accuse, in quanto, così come è stato accertato da particolari verifiche la coltivazione di cannabis, creata in un proprio terreno, era sativa, cioè con un principio attivo dello 0,6% e che dunque non poteva essere considerata sostanza stupefacente. La produzione infatti, è stato accertato, era destinata al mercato farmaceutico, per creme per uso estetico o per altri usi industriali.
Era il padre di Giuseppe Vignola che coltivava da agricoltore la cannabis sativa ed è stato accertato che non ha commesso alcun reato.
Il tribunale di brindisi ha accolto in pieno le richieste difensive: l’ulteriore conferma della completa estraneità dei fatti di Giuseppe Vignola privato in tutti questi anni di essere protagonista nel mondo del calcio pugliese. Ora questa battaglia giudiziaria vinta con la piena assoluzione per Giuseppe Vignola.
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