BRINDISI – “Brindisi è destinata ad essere una fra le Province d’Italia più penalizzate, quando c’è da sopprimere o da accorpare un ente la Provincia di Brindisi è sempre fra i destinatari del provvedimento. Peccato che la stessa attenzione non è mai riservata per far giungere nuove opportunità economiche!”

Lo dichiara a caratteri cubitali Antonio Macchia, segretario generale CGIL, il quale continua “le responsabilità non sono certo da attribuire al territorio che non risponde o all’ esiguità della superficie interessata, esse risiedono altrove. Gli unici a dover rispondere per quanto è accaduto in questi ultimi anni nell’ambito della Provincia di Brindisi e del suo territorio, sono i nostri rappresentanti istituzionali, a tutti i livelli, i quali non sono stati in grado di onorare il mandato ricevuto ed hanno permesso che un territorio come questo venisse depredato. Ultimo atto l’accorpamento della camera di commercio di Brindisi con quella di Taranto. Sin dallo scorso anno, la CGIL ha dichiarato tutta la propria avversione ad una riforma senza criterio, non certo una novità per questi ultimi governi, considerando quanto accaduto anche con le Province. Il provvedimento licenziato sotto la calura ferragostana – sempre lo stesso schema quando si devono attuare riforme illegittime ed impopolari – prevede sul territorio italiano un numero complessivo di Camere di Commercio da 95 a 60, mette in liquidazione le Unioni Regionali nelle regioni che non avranno almeno tre camere di commercio e riduce le aziende speciali da 96 a 58 unità. Ma elemento di maggiore gravità è la riduzione del 50% del diritto annuale (entrata principale delle camere di commercio) ed una riduzione ingente del patrimonio immobiliare. La rideterminazione delle piante organiche,  da effettuarsi tenendo conto del riassetto dei servizi e delle nuove funzioni che verranno assegnate alle camere, produrrà unità di personale in soprannumero che verrà destinato alla mobilità per la parte pubblica e agli ammortizzatori sociali per la parte privatistica. Non esiste alcun criterio che porti alla ricollocazione di tale personale ! Se si considera che la nostra Camera di Commercio è fra le più virtuose d’Italia e che quindi avrebbe anche diritto di gestire in autonomia la propria riorganizzazione, tale provvedimento risulta ancor piu’ ingiusto. In buona sostanza il riordino riguarda solo lo smantellamento della parte pubblica, senza definire i dettagli di come saranno messi in pratica gli accorpamenti delle camere di commercio italiane. E pensare che diverse regioni hanno già fatto ricorso alla Corte Costituzionale avverso una riforma assunta senza passare dalla Conferenza Stato Regioni. Con la scusa di riformare il sistema camerale, si cerca di svendere al privato, un sistema di servizi che funziona e che sino ad oggi si autofinanziava con il diritto annuale. Per rafforzare il servizio alle imprese a livello periferico e, soprattutto, per invogliare agli investimenti aziende esterne al territorio, sarebbe stato più giusto il mantenimento dei presidi territoriali con la loro autonomia. La salvaguardia del Servizio Pubblico è fondamentale per le piccole e medie imprese che faticano ad insediarsi e ad affermarsi nel nostro Paese. Con questa operazione si preclude l’ennesima opportunità di governare in autonomia un territorio in forte difficoltà, che non trova le giuste attenzioni da parte delle istituzioni governative”.

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