La Statua della Libertà si muove. A dispetto dell’immobilità che sarebbe naturale e lecito predicare parlandosi di una statua, possiamo sorprendentemente constatare – grazie al punto di vista di un bambino e alla sua entusiasmante scoperta – che la statua forse più famosa del mondo (di certo, simbolo indiscusso degli Stati Uniti d’America) ha il piede destro sollevato, come in procinto di alzarsi da terra per muovere un passo. Distogliendo l’attenzione dall’imponenza del monumento, dall’espressione, dalla torcia e dal libro che regge in mano, come pure dal copricapo, l’invito a guardarne da dietro i piedi – e a considerare un elemento che potrebbe apparire insolito nella sua (solo superficiale) irrilevanza – spinge lo scrittore Dave Eggers (autore – tra gli altri – di L’opera struggente di un formidabile genio e Il cerchio) ad immaginare i tragitti di questa statua iconica, ad indovinarne la direzione, a comprendere le ragioni di un dinamismo plastico che piace pensare non risponda meramente all’esteriore disegno estetico del progettista Bartholdi, bensì all’intimo bisogno di un messaggio. E così, attraverso pagine che via via disseminano indizi colorati e collage di ipotesi dell’assurdo, ascoltando le voci e gli idiomi di coloro che – centinaia di migliaia, ogni giorno – le volgono gli sguardi, ecco che si fa strada un’idea, una teoria, un promemoria: che ci vuole coraggio ad essere simbolo di libertà e che questo difficilmente può conciliarsi con lo stare immobili. La Statua della Libertà (lei stessa immigrata, giunta in America smontata a bordo di 214 casse) non rimane ferma ad attendere, ma va incontro in mare aperto a chi ha bisogno perché povero e stanco. È lì dal 1886 (e nel frattempo ha pure cambiato colore!) e sempre dovrà esserci: di questo dicono le parole di Eggers e le illustrazioni di Shawn Harris ai bambini cui il libro è dedicato – di libertà, di coraggio, di umanità. E accarezzano non solo il cuore dei più piccoli.

Diana A. Politano

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