“La mente si affolla di pensieri, sempre gli stessi che tornano e fanno paura; più provo ad allontanarli più bussano alla mia testa, cerco di dire a me stesso che non hanno senso, ma non basta, l’ansia ha il sopravvento e non mi resta che controllare più volte di non aver davvero commesso quell’assurdo errore”.Sono parole che celano angoscia, paura del giudizio di sé e degli altri, rabbia. E ricalcano il disturbo Ossessivo-Compulsivo (D.O.C.) caratterizzato dapensieri, immagini o impulsi ricorrenti (ossessioni) vissuti con disagio e paura, vergogna, dubbioe che “costringono” la persona a emettere comportamenti ripetitivi o azioni mentali (compulsioni) al fine di annullare l’angoscia provocata dalle idee disturbante e intrusivo.

Le ossessioni possono riguardare l’igiene, il danno a qualcuno, perdere il controllo di sé, malattie; le compulsioni costituiscono l’evitare di toccare le maniglie delle porte per l’idea di esserne contaminati; ripetere una preghiera per sopperire alla responsabilità di qualcosa di negativo a sé o ad altri.In generale, le compulsioni diventano veri e propri rituali quotidiani, alle volte francamente bizzarri, da mettere in atto secondo regole precise e rigide.In particolare, in età evolutiva, il DOC comprende l’1-3% degli adolescenti tra i 9 e gli 11 anni e come gli adulti, possono avere consapevolezza dei propri pensieri e comportamenti, ma non riescono ad evitare di produrli. La vergogna, l’imbarazzo delle difficoltà legate ai rituali si sommano all’incertezza, la confusione di sé tipica dell’età. Queste emozioni e la coscienza dell’assurdità dei pensieri fa sì che le persone con DOC cerchino ripetutamente rassicurazione nei familiari e negli amici riguardo alle proprie ossessioni, per momentaneamente, tranquillizzarsi.I genitori coinvolti in toto in questo vortice provano un forte senso di rabbia, frustrazione, ansia, impotenza.

L’adolescente con Disturbo Ossessivo Compulsivo da Controllo può sacrificare tempo allo studio, alla socialità, allo sport per compiere tutti i rituali; così come quello da contaminazione per il quale si è esasperati dalla frequenza di luoghi specifici, ritenuti “sporchi” “contaminati”: ne segue lavaggio delle mani, docce, cambio di abiti con tempi molto lunghi o prudenza nel maneggiare il materiale scolastico.  Il ragazzo DOC aggressivo teme che, per qualche ragione, possa perdere il controllo procurando del male agli altrie ne segue l’assoluto obbligo di attuare rituali mentali lunghi e tortuosi per evitare il danno. Questo limita ulteriormente il rapporto con gli altri, avendo la percezione dell’essere escluso, “pazzo”.

Nel DOC Omosex l’adolescente è assediato da ossessioni, che mettono in discussione la propria identità di genere innescando il dubbio di poter essere omosessuale.Infine, ma non meno importante il DOC da ordine e simmetria esperisce una sensazione sgradevole, come se qualcosa non fosse a posto, criteri ai quali devono attenere egli stesso e gli altri, e che impediscono di svolgere le attività come, ad esempio studiare, (vestiti, DVD, libri, oggetti sulla scrivania etc.). Secondo quanto descritto ci appare evidente che le dinamiche famigliari e sociali ne sono completamente assediate, in particolare i genitori di adolescenti DOC che avvertono aumentare il livello di rabbia figlia di quella colpa e tristezza immane dell’essere forse gli autori dello stesso disturbo o del suo mantenimento.

Accanto all’ipotesi neurobiologiche che indicano anomalie dei neurotrasmettitori di tipo serotoninergico, pare che il timore di colpa e l’elevato senso di responsabilità, spesso favoriti da stili educativi particolarmente rigidi, attaccamento ansioso ambivalente predicano la tendenza ad avere ossessioni e compulsioni. Non solo ci sono anche cause cognitive nel Disturbo Ossessivo Compulsivo: eccessiva importanza data ai pensieri, alto senso di responsabilità, sovrastima della minaccia ed intolleranza al dubbio.

Conoscere il DOC e le sue manifestazioni è il primo passo da compiere per agire nel modo più adeguato e funzionale; non farsi coinvolgere nei rituali di controllo, non sgridare, colpevolizzare, etichettare il ragazzo per le sue paure e le sue compulsioninonostante appaiano irrazionali. Questo infatti va ad aumentare l’ansia e quindi l’emissione degli stessi comportamenti nonché il sentirsi per il ragazzo inadeguato, “pazzo”. S’incrementa l’insicurezza e sia abbassa l’autostima, il tutto contribuisce ad acuire i sintomi.  Le linee guida internazionali indicano, nella terapia farmacologica e nella terapia cognitivo-comportamentale, i trattamenti più efficaci, per il paziente, ma anche per i genitori, primi promotori del benessere del proprio figlio, sostenendolo a proseguire il percorso, motivandolo perché guarire è possibile ma richiede tempo e pazienza.

Rita Verardi – psicologa e psicoterapeuta

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