Oggi l’osservatorio di OpenPolis ha pubblicato un articolo inerente l’abbandono scolastico in Italia.
In particolare è stato analizzato il dato che descrive il numero di giovani con età compresa tra i 18 e i 24 anni ed è emerso che nel nostro paese il 14% di essi non ha conseguito un diploma.
Come per altre problematiche, il dato peggiore è quello che si è registrato nel sud del paese che continua a pagare un sottosviluppo atavico che ha radici antiche.
L’aspetto che più mi ha sconvolto di questa statistica è il primato della nostra provincia.
Brindisi ha un tasso di abbandono giovanile pari al 26%. Molto più alto di quello delle altre province pugliesi e di molte altre province del paese. Il dato è veramente allarmante e rende l’idea di quanto sia grave il disagio sociale che la nostra provincia sta vivendo negli ultimi anni.
Indubbiamente le cause sono di varia natura e valgono per tutto il territorio nazionale ma più allarmante è la tendenza del dato che, al contrario di quanto sta avvenendo negli altri territori, vede la percentuale stabile se non in aumento. Per rendere meglio l’idea, parliamo di 26 ragazzi su 100 che non riescono a raggiungere il diploma di maturità né a conseguire una qualifica professionale. Ragazzi che faranno più fatica dei loro coetanei titolati a inserirsi nel mondo del lavoro e dunque nella società civile. Ritengo che lo sviluppo delle capacità di un individuo faccia da traino per l’affermazione e realizzazione dello stesso nel contesto in cui egli vive.
Come sviluppare le proprie capacità e progredire se le basi non sono adeguate?
Ecco!Il ruolo della scuola sin dall’infanzia consiste proprio nel creare solide fondamenta, nel fornire un bagaglio culturale e conoscitivo di base sul quale costruire esperienze e carriere per crescere e sopravvivere in un contesto sempre più competitivo ed esclusivo in cui chi rimane indietro finisce col soccombere.
Da padre non posso che essere amareggiato da quella che ritengo essere una sconfitta della nostra società, dei nostri tempi. E’ giunto il momento di porre l’attenzione sulle cose essenziali che un paese civile deve offrire. L’istruzione e l’educazione devono tornare ad avere un ruolo centrale nelle funzioni dello stato, anche a costo di cambiare le regole del sistema imponendo nuovi paletti come il conseguimento obbligatorio di un diploma o almeno di una qualifica professionale.
L’idea di obbligatorietà vincolata all’età anagrafica è un concetto superato dato lo scenario che poc’anzi ho descritto. Vincolare l’uscita dal sistema didattico al conseguimento di un risultato forse è l’unico deterrente che abbiamo per contrastare questo svantaggio sociale. In questo senso dovrà essere compito dello stato assistere ogni individuo durante il percorso formativo, estendendo la soglia di gratuità dell’istruzione ed elargendo incentivi ed agevolazioni che possano colmare le maggiori spese che una famiglia sarebbe costretta a sostenere. La povertà la si combatte anche in questo modo, investendo risorse sulla formazione delle future generazioni limando in parte il disagio sociale. Ciò rappresenterebbe un primo passo fondamentale per l’abbattimento delle disuguaglianze che oggi alimentano crescenti sacche di povertà ed emarginazione.
Da padre mi chiedo come mai queste considerazioni non siano ancora state fatte da chi dovrebbe rappresentarci. Come mai una cosa fondamentale come l’istruzione, oggi sia ancora preclusa a molti.
Se ci possiamo permettere altri investimenti non vedo perché non possiamo riformare un sistema scolastico con evidenti falle. Tutti dovremmo sforzarci di assistere i nostri giovani, di accompagnarli e garantire loro un adeguato futuro. Tutte le forze politiche, la società civile, le istituzioni, dovrebbero concorrere alla rimodulazione del sistema scolastico italiano.
Il tempo stringe. Garantiamo un futuro ai nostri figli, combattiamo la dispersione scolastica.
Antimo Tateo, genitore.
Link all’articolo di openpolis: https://www.openpolis.it/labbandono-scolastico-e-un-problema-serio-al-sud-e-non-solo/