Croce e Fisarmonica: a Ostuni il racconto dedicato a Don Tonino Bello

OSTUNI – Sarà affidata a Enrico Messina e Mirko Lodedo l’inaugurazione della rassegna per adulti di Teatro Madre, il Festival di Teatro e Narrazione: in scena, martedì 24 luglio, h. 21.00, nell’arena del Parco Archeologico di Santa Maria di Agnano, il delicato spettacolo dedicato a un mito del nostro tempo e della terra di Puglia: Don Tonino Bello

“Se passi da casa mia fermati”: era questo l’invito che soleva rivolgere Don Tonino Bello al prossimo, chiunque esso fosse. A questo pastore salentino, vescovo e presidente di Pax Christi, è dedicato Croce e Fisarmonica, lo spettacolo vincitore dei Teatri del Sacro – III ed., in scena martedì 24 luglio 2018, h. 21.00, presso il Parco Archeologico di Santa Maria di Agnano (Ostuni).

Nel 25° anniversario della sua partenza dal mondo, Enrico Messina e Mirko Lodedo con la regia di Carlo Bruni, portano sul palco il racconto emozionante e nitido di un mito del nostro tempo: il Sud, la fede, l’impegno sociale, riformatore, pacifista sono le coordinate di un racconto percorso con la cadenza di una “ballata”. Banalizzando, si usa contrapporre alla felicità il dolore, ma se un uomo, morso violentemente da un cancro, decide, nel dicembre del ’92, di partire per Sarajevo per invocare il primato della pace, proprio sulla soglia tragica di una guerra, sta soffrendo o gioisce?

Antonio Bello è stato vescovo e presidente nazionale di Pax Christi. Nato ad Alessano (Le) nel 1935, se ne è andato a cinquantotto anni, nell’aprile del ’93, a Molfetta, in episcopio. Nella sua casa natale, fra molti ricordi, regali, testimonianze d’affetto, c’è il disegno di una bambina delle elementari che lo ritrae, in piedi, su di una fragile e variopinta barchetta a vela, braccia larghe e mani che tengono rispettivamente una croce ed una fisarmonica. Prediligendo il potere dei segni ai segni del potere, don Tonino Bello ha esercitato il suo mandato coniugando uno straordinario rigore evangelico, con un anticonformismo capace di spiazzare i più arditi rivoluzionari; associando a una fede profonda, una laicità che a molti, ancora oggi, sembrerebbe paradossale per un prete: tenendo insieme croce e fisarmonica.

E’ difficile trovare qualcuno dalle nostre parti, con più di trent’anni, che non abbia un episodio da raccontare, una testimonianza del proprio rapporto con questo pastore salentino.

CONDIVIDI

LASCIA UN COMMENTO