Ci sono ricorrenze molto speciali, e il libro Così è Pirandello (se vi pare) di Daniele Aristarco, da poco edito per Einaudi Ragazzi, offre una bella occasione per celebrare il centocinquantesimo anniversario della nascita di Luigi Pirandello. E lo fa in maniera particolare, ovvero rivolgendosi ai lettori più giovani e invitandoli, per il tempo di un viaggio immaginario, a scoprire la forza dirompente con cui il grande scrittore siciliano ha disarticolato le strutture concettuali e narrative tradizionali.
Immaginate di trovarvi a Roma, in un’affollatissima stazione Termini, intorno alle ore 13.00 del 9 dicembre 1936: in partenza, sui binari, c’è un treno composto da quattro vagoni lucidi, nei quali sarà possibile muoversi guidati da colui che, meglio di chiunque altro, conosce i passeggeri che vi si accalcano, per aver dato loro forma e sostanza. Accompagnati da Pirandello, le parole scalpitanti di Vitangelo Moscarda, di Mattia Pascal, della signora coi capelli ritinti e del povero signor Belluca tra gli altri, ci condurranno attraverso i territori sbilenchi del grottesco e le anguste prospettive della provincia italiana, per lasciarci poi approdare dolcemente a inedite torsioni di pensiero: le medesime che riconoscono, quali tratti essenziali del reale, il relativismo, la contraddittorietà, il caso, la molteplicità, l’indecifrabilità. Verrà il tempo in cui i nostri ragazzi potranno confrontarsi con l’immensa opera pirandelliana, ma non è mai troppo presto per abituarsi alla riflessione, all’esercizio dialettico di un pensiero capace di produrre squarci nel cielo di carta azzurrina sopra di noi e a viaggi – come quello raccontato con parole intense e sapienti in questo libro – che puntano diritto al centro di quello che noi, se pure in centomila e più declinazioni possibili, siamo.
Diana A. Politano