In corsa ci sono la democratica Hillary Clinton ed il repubblicano Donald Trump. Il sistema elettorale statunitense prevede che nei 50 Stati di cui è composta la federazione ognuno esprima un numero di grandi elettori pari alla somma dei suoi deputati e dei suoi senatori. Ad ogni candidato quindi è collegata un lista di candidati. Chi vince – anche solo per un voto –  prende tutti i grandi elettori in palio.

E’ stata una campagna elettorale dura e non priva di colpi di scena quella che si è giocata tra i due candidati in questi mesi, dove non sono mancati scandali e indagini da parte dell’FBI ma oramai è tutto passato in secondo piano e ad oggi i sondaggi sembrano favorire ancora la candidata democratica con 252 voti già certi contro i 162 di Trump che è sembrato essere in rimonta nelle ultime settimane. Saranno decisivi quegli Stati che storicamente rappresentano una incognita per analisti e sondaggisti, i così detti “swing state” e che risultano ad oggi ancora incerti. Parliamo di 124 voti da assegnare in stati quali Georgia, Florida, Ohio, North Carolina, Nevada, Minnesota, Iowa, Arizona e Maine.

Dalle parti del candidato repubblicano intanto lo staff prende tutte le contromisure possibili per evitare una fuoriuscita di voti e vieta a Trump l’utilizzo del proprio account Twitter che negli ultmi tempi, secondo quanto riporta il New York Times, usava “in maniera colorita e spesso controproducente”. Un modo per togliere alla Clinton argomenti contro il suo rivale negli ultimi comizi. Il messaggio di Trump è chiaro: definisce Clinton come politica di professione e corrotta e promette posti di lavoro ed un sistema sanitario riformato.

Intanto il Presidente uscente Barack Obama non fa mancare il suo apporto alla candidata democratica e coglie l’occasione per pungere il suo rivale: “se qualcuno non sa gestire un account Twitter, figuriamoci i codici nucleari”, tuona il primo presidente afro americano della storia statunitense. La candidata democratica, da par suo, attacca Trump, lo definisce l’uomo della divisione e della frattura del paese. Di lei invece dice di voler essere il Presidente di tutti.

Tra poche ore scopriremo chi siederà nello Studio Ovale, alla Casa Bianca. O la prima donna nella storia degli Stati Uniti d’America o il magnate americano prestato alla politica. In entrambi i casi le ripercussioni mondiali saranno sicuramente importanti. Non resta che aspettare.

Ernesto Rizzo
Redazione

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