BUON WEEKEND – Miracolo a Betlemme” – racconto di Natale di Gabriele D’Amelj Melodia

Zaccheo era molto allegro quella mattina. Aveva sbrigato in un paio di ore tutte le incombenze di casa (pulire le gabbie di conigli e galline, dar loro da mangiare, raccogliere un po’ di verdura e di meloni, governare Lazzaro, il più pigro e il più furbo mulo del villaggio). Ora era pronto per partire. Aveva indossato una tunichetta da viaggio, mentre l’abito buono, quello della festa, lo aveva accuratamente piegato e riposto in una sacca, assieme a dei sandali in pelle di capra nuovi di zecca. Diede un bacetto sulla fronte alle due figliolette dormienti, baciò sulla bocca la bella Saffira, sua sposa devota, e montò a cavallo, pardon a mulo, che poco prima aveva strigliato e sellato per il viaggio. Già, perché Zaccheo, figlio di Samuele il guercio, di professione pescatore, aveva deciso di partirsene dal suo villaggio situato a un tiro di freccia da Gaza per andare a Betlemme, a rendere omaggio a un neonato che, dicevano, avrebbe cambiato le sorti del mondo.

Per tutto il viaggio fischiettò in dialetto aramaico inni a Yahweh. Dopo quattro ore di strada, vide sulla destra una minuscola oasi in cui si ristoravano una cinquantina di pellegrini. Deviò, cercò a fatica un minuscolo spazio ombroso dove riposare, e accanto a sé sistemò pure Lazzaro, che dovette accontentarsi di dividere l’esiguo spazio con due cammelli puzzolenti. Siccome lì vicino c’era un pozzo, calò il suo  secchiello da viaggio per abbeverare il mulo ma, con vivo stupore, si accorse che nel secchio c’era del vino rosso anziché dell’acqua. Allora il suo vicino  gli fece: “Eh, da stamattina presto qui accadono cose assai strane… Io sono Giosuè Al Maurì, commerciante di Ascalona, e vado a Betlemme sperando di fare buoni affari. Porto con me incenso all’hashish, mirra artigianale e oro (saiwa): speriamo che questa pensata non sia venuta in testa ad altri! Ecco, prendi questa vescica di bue piene d’acqua, e fai bere sto rompiscatole di mulo”.

Zaccheo ringraziò di cuore, fece amicizia e conversò amabilmente col mercante, dopo di che entrambi decisero di rimettersi in cammino per arrivare alla meta almeno verso le otto di sera. “Andiamo, su!”, disse il giovane al mulo, che intanto si era bello sdraiato con un filo di erba in bocca e  pareva non ascoltare la sollecitazione. “Lazzaro dai, ti ho detto di levarti! Lazzarooo! Avanti, sorta di Lazzarone, alzati e cammina!” Ma Lazzaro faceva l’orecchio da Giosuè. Allora Zaccheo, indispettito, prese il nerbo di bue che era appeso alla sella e assestò al pigrone una bella scudisciata. Come per miracolo, Lazzaro scattò in zampe, si fece montare e partì al piccolo trotto nitrendo come Furia cavallo del West.

La storiella insegna che con le buone maniere si ottiene tutto.

Circa un‘ora dopo il tramonto, intravidero da lontano il bagliore di fuochi e torce, così forte da illuminare parte del cielo. Accelerarono l’andatura delle loro bestie, che cominciarono una a ruminare tremende bestemmie, l’altra a sputare come un lama in segno di disapprovazione, poi, dopo una decina di giri di  clessidra, individuarono una moltitudine di persone e sentirono le loro voci e i loro canti. Giunti sul piazzale davanti alla grotta videro un bazar a cielo aperto. Zaccheo si cambiò, indossando gli abiti della festa, pronto per andare ad onorare il Bambinello.

Tende, bancarelle di nucedde, noci e spassatiempi, giochini, chincaglierie varie, giostrine con cammelli rotanti, stand enogastronomici, giocolieri, artisti di strada, trampolieri e mangiafuoco, musicanti che suonavamo tamburi, tamburelli, piatti e flauti, ai due sembrò persino di scorgere ballerine di pizzica: insomma sembrava di stare sul lungomare non ancora intitolato alla Regina Pizza Margherita o in piazza  della Vittoria, di quale non si sa, forse di Davide su Golia.

 All’ improvviso furono avvicinati non dalle tre donne di Nicola Ingrosso, ma da un tipo losco che, malgrado il buio, inforcava un paio di occhiali da sole alla Malgioglio.

 “Uè accà stanno duie biglietti, accattataville, u’ priezze è buono assai! Datemi nu danare e miezze sulamente, al botteghino duie tikkètt costano duie danare !”. Giuda, con la mazzetta presa, avrebbe potuto acquistare ben trenta biglietti di ingresso.

Li comprarono. Questa storia di far pagare per accedere alla grotta è autentica, in quanto riportata nella scrittura di Giacomo il giovane, della tribù dei Cariti. Come riferisce Giacomino, il governatore della Galilea Ponzio Emiliano, già inviso al popolo, in occasione della nascita del Salvatore, impose questo odioso tributo, il che contribuì a farlo stare ancora di più sull’organo riproduttore degli sventurati abitanti di quella terra. Comprarono un po’ di croccante per loro e due lecca lecca al dattero per i golosi quadrupedi,  e si misero pazientemente in fila.

 Dopo tre ore, arrivati sulla soglia della spelonca, furono perquisiti da  guardiani dell’Avvento e affidati a  due seducenti hostess, piuttosto equivoche e volgari, entrambe di nome Maddalena, che li avvertirono ruvidamente di non scattare foto, pena l’arresto, anche cardiaco, e comunque in  fragranza di croccante, perché c’era il copyright e l’esclusiva de “La Buona Novella 2000”. Acconsentirono, facendo la tipica promessa alla marinara, e si incamminarono per un sentiero appositamente lastricato di paglia  per non disturbare il Signore, proprio come successe un po’ di anni appresso col Maestro Verdi e col marchese del Grillo.

Finalmente videro la scena che avrebbe rivoluzionato il mondo. Davanti alla plebe inginocchiata come davanti al Pibe de oro, erano schierati, in parata e nel seguente ordine: a sinistra, il Santo Giuseppe detto Peppone come uno dei conduttori di “Linea Verde”. A seguire n. due buoi fumanti accanto a una grande mangiatoia del tipo di quella esistente nel Parlamento di Bruxelles per accogliere i doni qatarioti (Non timemus Qatarios et dona ferentes). Affianco alla greppia, a destra, una coppia di asinelli alitanti subito seguita dalla Madonnina, tuta d’ora e piscinina, bella come quella disegnata da un madonnaro meneghino. Faceva un caldo bestiale perché il riscaldamento a fiato era stato raddoppiato.

 I due pellegrini, visibilmente emozionati, si appropinquarono alla greppia, messa in alto come un trono, per sbirciarvi dentro, mentre una dolce musichetta simile a quella diffusa oggi dagli jingle natalizi riempiva l’anima e inteneriva il cuore.

 Quando si affacciarono alla mangiatoia  rimasero letteralmente senza fiato, come spesso sarebbe capitato al povero Antonio Cassano. Lo stupore dipinto sui loro volti era ben superiore a quello espresso dal guardastelle, che pure era un professionista del ramo. Stupefacente! Sotto i loro increduli occhi lo spettacolo di due gemellini uguali come due gocce di caffè li fece trasalire. Erano piccoli, scuri di pelle e con una massa di capelli neri e crespini: due veri e  magnifici esemplari di cuccioli palestinesi! Compresero subito di essere al cospetto dei Dioscuri di Dio, della coppia più bella del mondo, dei germani nazareni che avrebbero  cambiato i destini della terra. Il parto gemellare era stato una benedizione: anche se ne avessero fatto fuori uno, ci sarebbe stato sempre l’altro a compiere la mission impossible 1 di pace, per il bene di tutti gli Uomini e donne di buona e di pessima volontà, incluse Maria De Filippi e Tina Cipollari.

 Lesto, Zaccheo si girò un attimo di spalle e, beffando i sorveglianti, scattò un selfie che avrebbe fatto furore tra gli amici della taberna “Da Ismaele, Fish and Chips”.

Subito dopo, cantando inni di gloria frammisti ai canti sboccati delle osterie, uscirono festanti dalla grotta e si diressero in direzione del grande stand della Coca Cola.

Lì si imbattettero in Babbo Natale camuffato da Gerry Scotti, Mister Scrooge, Antonella Clerici & il patron di M.D., i Re Magi, Mago Otelma, il presenzialista Amadeus travestito da albero con tanto di palle che rompeva a tutti, e la Giovanna Botteri, detta “Madama Spavento”, la quale vestita da Befana stava ‘na favola.

 Brindarono e ruttarono tutti insieme appassionatamente fino all’alba.

 Gloria nell’alto dei Cieli, erano nati i fratelli Salvatori!

 Lodi, lodi, lodi. Auguri, auguri, auguri!

                                                                            L’Arcangelo Gabriele

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