BRINDISI – Sono 1.584 i brindisini che dal 2008 ad oggi hanno lasciato la propria città: un dato che vale il sesto posto in Puglia tra le città a più alta percentuale di emigrazione giovanile (10,98%).
Un dato davvero poco gratificante, che fornisce la dimensione del dramma che sta interessando la città in questi anni. Eppure, stando ai dati emersi dagli studi condotti su alcuni indicatori economici, quali la tenuta occupazionale ed il valore aggiunto prodotto, la città risulta tra quelle che meglio hanno retto all’urto della crisi.
Il dato impietoso sull’emigrazione degli under 30, invece, sovverte completamente i dati predetti e getta delle ombre inquietanti sul futuro della città e della sua comunità, che adesso paga lo scotto di una industrializzazione preconfezionata che ha distolto l’attenzione da tematiche come la cultura, la conoscenza, il turismo, l’agricoltura, la pesca, che adesso costituiscono il perno dell’economia e della vita sociale anche di realtà limitrofe.
Non a caso, tra i capoluoghi di provincia, peggio di Brindisi fa solo Taranto, la cui parabola “distruttiva” può essere assimilata a quella nostrana. I numeri inerenti il capoluogo di regione, ad esempio, parlano di un 6,23% (praticamente la metà), mentre la città di Lecce non compare nemmeno tra le prime città pugliesi alle prese con la problematica.
Ma l’elemento che desta ancora maggiore preoccupazione è determinato dalla circostanza che, a differenza del capoluogo ionico, Brindisi non riesce efficacemente ad intercettare i finanziamenti statali ed europei necessari per una pianificazione differente del proprio futuro, e ciò avviene soprattutto a causa di una discontinuità amministrativa oramai patologica che rallenta le interlocuzioni istituzionali e frena ogni processo di sviluppo.
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Andrea Pezzuto Redazione |
Purtroppo tutta la provincia è ridotta in queste condizioni.
Tra non molto, mi sa tanto che dovremo espatriare anche noi per far posto al continuo arrivo di immigrati