Botrugno replica ad Amati: “Una crociata contro NuovOlivo, continui attacchi alla mia reputazione: ora basta”

Luigi Botrugno, ideatore del preparato naturale per la rigenerazione di piante colpite dal batterio della xylella, interviene dopo la nota stampa del consigliere regionale Fabiano Amati del 20 gennaio.

A tutto c’è un limite. Anche quando la pazienza non fa difetto e tutti i miei sforzi sono concentrati sulla salvaguardia del nostro prezioso patrimonio olivicolo e paesaggistico,vessato dal batterio della xylella.

Giovedì scorso il consigliere regionale Fabiano Amati, che verso di me sembra condurre una crociata, ha diffuso una nota stampa citando – ma, si badi bene, senza allegare il referto, cosa che sarebbe utile ai fini della trasparenza – i risultati della analisi che, secondo la sua opinione, vanificherebbero l’utilità di NuovOlivonell’azione di sostegno alle piante colpite dal batterio.

Ricordo ancora che si tratta di un preparato di componenti naturali che gode delle necessarie autorizzazioni. Aggiungo che il suo impiego da parte di numerose aziende, prima della provincia di Lecce e ora anche del Brindisino, sta producendo gli effetti sperati, insieme ovviamente alle buone pratiche agronomiche della cui importanza in troppi si sono dimenticati: le piante, pur rimanendo infette, godono infatti di buona salute e fruttificanorisultando perciò a tutti gli effetti sane agronomicamente.

Non ho mai detto che NuovOlivo possa estirpare il batterio e dunque non ho promesso guarigioni: chiedo quindi, una volta per tutte, che non si continui a inquinare il dibattito attribuendomi teoremi che non ho sostenuto. Credo fermamente che la pianta infetta possa conviverci, che è cosa diversa. Come del resto ci convivono le varietà di ulivo tolleranti di cui invece s’è fatto un gran parlare.

Nel merito di quelle analisi è necessario non fermarsi all’interpretazione suggerita da Amati: da una parteafferma che “i risultati non evidenziano alcuna azione antibatterica”, ma, dall’altra, dimentica di dire che l’accuratezza delle analisi, che usano la tecnica Pcr, non è tale da distinguere lo stato delle cellule batteriche trovate, se cioè siano attive oppure morte. Questo è scritto nero su bianco.

Ma c’è di più perché quel referto si conclude con la constatazione che non è possibile dedurre se e in quale parte la ripresa degli alberi, osservata empiricamente, sia da attribuirsi all’impiego di NuovOlivo oppure alle buone pratiche agronomiche. Resta dunque plausibile l’ipotesi, che è il mio convincimento, che l’azione congiunta dei due fattori riporti le piante a una vitalità tale da garantire una eccellente produzione. Ed è non solo quello che osservo io, ma è ciò che vedono anche coloro che a me si stanno rivolgendo.

Per quanto detto quindi, ho dato mandato allo studio Rizzo-Sartorio di Latiano di tutelare la mia onorabilità: sono logorato da tanto ostracismo, ma non per questo intendo rinunciare al diritto di difendere il mio lavoro. Ne va della mia dignità, umana e professionale, e di quella della mia famiglia. Saranno quindi le autorità competenti a valutare eventuali profili di responsabilità.

Mi auguro anche, se dovesse protrarsi sui mezzi di informazione tale querelle di cui sono involontario protagonista – e non certo sarà per mia scelta -, di poter godere del diritto di replica contestualmente alle dichiarazioni dei miei detrattori, chiunque essi siano. I miei legali e io siamo a completa disposizione.

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1 COMMENTO

  1. Hai la mia totale solidarietà. La storia se il DNA di Xylella riscontrato negli alberi sia attribuibile a batteri vivi o morti è un altro aspetto di questa incredibile vicenda che ricordo come Popolo degli Ulivi chiedemmo venisse chiarita più di 6 anni fa . Ma anche questa richiesta non venne mai chiarita. Le affermazioni di Fabiano Amati potrebbero essere un boomerang per la narrazione ufficiale che abbiamo sempre confutato: dire che Novolivo non riduce la carica batterica e vedere invece gli alberi tornare a vegetazione e a fruttificare grazie anche a Novolivo vuol dire che x.f. potrebbe davvero essere una concausa e non la causa principale dei disseccamenti, come hanno sempre sostenuto altri esperti e ricercatori. In bocca al lupo Luigi

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