BRINDISI – C’era una volta una puttana di nome Brindisi. Chiunque l’abbia vista in giovinezza ne descrive la bellezza inebriante della luce che emanava e dei colori accesi di cui si tingeva; la fertilità del suo grembo; il calore col quale accoglieva generosamente tutte le genti che richiedevano un riparo per superare la notte o per rifocillarsi prima di proseguire il proprio viaggio. Come spesso accade, però, la generosità viene fraintesa, e qualcuno iniziò a confonderla con la lascivia.
Era bella Brindisi in gioventù – tra le più belle di cui si narri – quando ancora non presentava i segni lasciatigli addosso dalla cattiveria connaturata all’uomo, che ne hanno deturpato le forme dolci ed i lineamenti delicati.
La storia di Brindisi è la storia di una puttana che ha visto passare dal proprio letto tra i personaggi più importanti della storia, perché nessuno, nel tempo, ha potuto fare a meno di passare da lei.
Così, nel corso dei millenni, è stata spesso usata, altre volte illusa, altre ancora violentata come sta accadendo nella nostra epoca.
Certo, ha conosciuto anche l’amore. Ci sono stati i romani che l’hanno amata per quello che è, ne hanno esaltato la bellezza, l’hanno messa al centro della loro vita, venendo ricambiati con la sconfinata generosità di cui Brindisi dispone.
Però, si sa, l’amore, al pari della vita, non è eterno, e così Brindisi è tornata alle umiliazioni, alle violenze, finché non incontrò Federico II di Svevia, che si invaghì perdutamente della sua luce accecante, arrivando ad attribuirle l’appellativo di “figlia del sole” ed a regalarle un Castello. Cosa che avvenne anche qualche tempo più tardi per mano di Filippo II d’Austria, che decise di donarle un gioiello in grado di accendersi ed esaltare i colori della sua amata.




Dopodiché poco altro, qualche illusione, tante delusioni, qualche effimero momento di felicità ma, soprattutto, tanti soprusi e tante violenze. Nella sua vita Brindisi ha ricevuto tanti regali, ma pochi davvero disinteressati: quasi tutti hanno voluto in cambio la sua anima, ed hanno approfittato della sua ingenua bontà fino a prosciugarne l’ultima stilla di vitalità. Adesso Brindisi versa stancamente in un letto, provata, stanca, col cuore spezzato perché persino i suoi figli hanno approfittato della sua debolezza, lasciando campo libero ai barbari dei giorni nostri ed unendosi addirittura ad essi nello spolparne i tessuti vitali.
Difficile restare in vita davanti alla delusione di una madre che vede i suoi figli depredarla come delle ripugnanti iene, come avidi avvoltoi.
Ora, purtroppo, anche i suoi figli iniziano a subire le conseguenze della loro condotta corrotta e pagano con malattie e povertà il loro patto col diavolo, che ha assunto le sembianze di grandi ciminiere e di torri che illuminano le notti con bagliori, fiamme, nubi nere e che, adesso, non ha nemmeno più voglia di elargire la marchetta per sdebitarsi del servizio che Brindisi, ancora, con le ultime forze, continua a prestargli.
Brindisi oramai sta morendo, o meglio, si sta lasciando morire, e non c’è nulla che possa salvarla. In verità uno spiraglio ci sarebbe, ma è utopistico anche solo parlarne: per salvare Brindisi basterebbe convogliare su di essa tutto l’amore che un figlio dovrebbe provare per la propria generosa madre, ma non l’amore interessato dimostrato fino ad oggi, bensì quello genuino.
In fondo, ‘puttana’ lo siamo stati tutti noi, non Brindisi.

Andrea Pezzuto
Redazione

12 COMMENTI

  1. Complimenti per le parole e per il senso azzeccato di quello che siamo.

    Direi che i brindisini continuano a stuprarla, violentata dalla loro inettitudine, ignoranza e venduta per pochi soldi grazie anche ai nostri rappresentanti politici, grandi “magnaccioni” che da decenni regalano mancette elettorali consapevoli del brindisino scarsamente integro moralmente.

    Cara BRINDISI ti chiedo scusa per quello che ti fanno, ma nel mio piccolo ogni volta che posso cerco di abbracciarti, di accarezzarti, di esplorare le tue bellezze e dirti comunque che “sei bellissima”, nonostante i tuoi stessi figli ti usino come una puttana.

    Firmato
    Da uno dei tanti tuoi figli che per eventi della vita ha lasciato la propria terra non per sua volontà, ma perché costretto da un mondo, da una società e da una nazione ingiusta.

  2. Andrea Pezzuto ha pienamente ragione, Brindisi è stata depredata più volte anche dai brindisini stessi mentre altri sono rimasti legati alla città ed ai suoi abitanti, perchè in tempi bui sono stati accolti con amore dai brindisini.
    In poche righe racconto una storia vera: Quando ero giovane, essendomi diplomato all’Istituto Nautico “Carnaro” di Brindisi, dopo la Leva in marina, avevo iniziato a navigare da Allievo Ufficiale di coperta sulle navi mercantili; dopo alcuni anni, imbarcai da 2° Uff.le su una nave mercantile di bandiera italiana che faceva viaggi per il Centro America- Golfo del Messico, su quella nave, c’era il Com.te, che era italiano,ma di origine dalmate, che aveva frequentato e si era diplomato presso l’istituto Nautico “Carnaro” appena sorto (eravamo agli inizi degli anni cinquanta) perchè era scappato dall’Istria dopo la fine della guerra: Lui mi voleva un gran bene, perchè ero brindisino, e mi raccontava che miei concittadini in quel periodo di fame, avevano fatto a gara ad invitarlo alla loro tavola; anche se povera, per offrirgli tutto ciò che avevano: Mi raccontava sorridendo che aveva mangiato tanta di quella pasta e fagioli e tanti alimenti poveri, e mentre raccontava i suoi occhi brillavano di riconoscenza verso coloro che lo avevano aiutato a superare quel periodo difficile. Lo ricordo sempre con affetto!!! Luigi Antonaci

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  3. In questo articolo c’è’ la vera storia del decadimento di Brindisi,detto da chi ha conosciuto Brindisi nei meravigliosi anni 50 e 60, complimenti al redattore

  4. Non ci sono parole è il racconto di una verità struggente e mortificante. I Brindisini per la maggior parte non amano la loro Città Madre,sanno solo come loro meschina scusante dare la colpa a Lecce e Bari.

  5. I nuovi barbari non pensano più alla loro madre,pensano solo ai propri interessi.comunque bravo nella tua esposizione hai fatto centro.spero che più di qualche barbaro legga la tua bellissima lettera.organizza qualcosa nella sala comunale,invitando più di qualche barbaro distruttore,sarebbe interessante.

  6. Amo ancora Brindisi anche se le sue vocazioni primarie sono state violentate da un’assurda, inquinante, industrializzazione. Ho respirato, adolescente, il suo respiro. Ho imparato, giovane, a progettare con coraggio tanti voli, sognandoli, assaporandoli. Ora, anziano, tra i rumori assordanti di una città inquieta e turbolenta, che continua, imperterrita, a fermare la sua Storia millenaria piango la mediocrità sistematica di coloro che detengono il potere amministrativo ed economico. La nostra comunità, infatti, non è riuscita a cogliere i segni della modernità. Continua, soltanto, a puntare il dito contro le avversità senza cercare di rimarginare le ferite laceranti, continuando a ripetere gli stessi errori del passato, invece di costruire, nel rispetto delle diversità, un futuro migliore, alimentando, soltanto, la vendita della dignità individuali: Si va, continuamente, placando il mio respiro, si è estinto il mio sorriso. Ascolto, soltanto, il mio greve silenzio…..Tony White

  7. Sig. PEZZUTO, io non la conosco ma voglio complimentarmi con lei per la bellissima disamina della situazione odierna di questa cittá. Lei pur essendo giovanissimo ha in sè la saggezza di un uomo maturo…ha centrato in pieno il problema di questa cittá che sopravvive ma non vive più. Ancora complimenti

  8. Se Brindisi è una puttana, certi brindisini sono i suoi protettori. C’è un malessere che attanaglia Brindisi ed è proprio questo: l’attesa del messia che ci faccia stare bene e che provveda a noi. Non c’è più il Federico II di turno; non ci sono più i francesi d’Angiò, nè gli spagnoli o austriaci borboni di turno che vengano ad imbellettarla e a farci stare bene. Se diamo uno sguardo alla zona industriale, ovunque simbolo di un territorio che lavora, vediamo solo poche, pochissime aziende che producono; sono tutte forestiere. Per la stragrande maggioranza sono aziende che lavorano per appalto, sub appalto e sub-sub appalto. Sempre in attesa della manna che piova dal cielo. Una lettera la sua, signor Pezzuto, che sprizza indolenza, permeata del pessimismo e della rassegnazione del peggior Leopardi.

  9. Bravo… bravissimo
    Aggiungerei però che il vero problema non sono i “magna magna” (ci sono dappertutto) ma l’indifferenza di chi gli sta intorno..e qui purtroppo ci metterei tanti brindisini, anche brava gente..l’assenza della percezione del bene comune è il vero problema

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