Torre Regina Giovanna, il vuoto politico e la “crisi di rigetto” dei cittadini

BRINDISI – Le indagini stabiliranno se siano ricorse “gravi violazioni della normativa urbanistica ed ambientale” come riportato nel decreto di sequestro probatorio dal PM Antonio Negro o meno.

Il punto sul quale si vuole focalizzare l’attenzione, invece, è un altro, e riguarda le reazioni dei cittadini a seguito degli interventi predisposti dal Comune prima e dalla Procura della Repubblica poi. La circostanza che i reati contestati al gestore ed al proprietario dell’area-eventi ineriscano presunti illeciti risalenti al 1999 ha scatenato la rabbia di molti cittadini, che non si spiegano come mai per venti anni sia stato eccepito poco o nulla mentre adesso, all’improvviso, si sia deciso di calare pesantemente la mannaia.

La risposta è piuttosto semplice e va ricercata nel fatto che, dopo svariati lustri, al Comune di Brindisi si è deciso di indire le procedure concorsuali per reperire nuovi dirigenti a tempo indeterminato. Se fino ad adesso non erano state sollevate particolari questioni in merito allo svolgimento degli eventi a Torre Regina Giovanna, mentre quest’anno si sono improvvisamente registrate ordinanze dirigenziali ed interventi della Procura, il motivo è quindi legato all’avvento del nuovo comandante della Polizia Locale, Antonio Orefice, e della nuova dirigente del Settore Urbanistica ed Assetto del Territorio, Marina Carrozzo. Appare allora chiaro che il cambio di passo sia dettato da un differente approccio dei due professionisti, che sono stati i principali artefici (con la partecipazione anche del dottore Zizzi) dei provvedimenti in oggetto, dato che l’architetto Carrozzo è stata la firmataria dell’ordinanza di demolizione ed il Comandante Orefice è stato il coordinatore delle relazioni della Polizia Locale portate a supporto del decreto di sequestro emesso dal dottore Negro. Il tutto, ovviamente supportato e coordinato dalla Questura, dalla Prefettura e dagli organi preposti. E’ bene precisare, tuttavia, che con questa digressione non si vogliono esprimere giudizi di merito sull’operato di alcuno, ma solo riepilogare l’ordine degli accadimenti. Sarà il corso degli eventi e della giustizia, infatti, a rivelare quale approccio interpretativo sia risultato migliore.

In aggiunta, va osservato come il Commissario Giuffrè prima ed il Sindaco Rossi poi abbiano avallato le posizioni dei tecnici, decidendo ad esempio di agire differentemente rispetto al Sindaco di Gallipoli, che ha sconfessato la dirigente chiedendo la revoca della sua ordinanza di sgombero del Samsara.

Purtroppo, quando si giunge a queste situazioni la causa non può che essere ricercata nel vuoto politico che ha caratterizzato la vita recente di questa città: l’abitudine alle soluzioni raffazzonate, infatti, ha consigliato le vecchie amministrazioni di conservare un permanente stato di precarietà/incertezza (secondo la Procura di grave irregolarità) piuttosto che spingerle a verificare, ad esempio, se ci fossero le condizioni per apportare una variante al PRG che trasformasse quell’area da agricola in turistico-ricettiva o commerciale. Così come si è sempre sperato che non accadesse nulla di grave piuttosto che intervenire su una viabilità che, come confermato dalle autorizzazioni in possesso del gestore (le quali prevedevano un limite massimo di 2.000-4.000 spettatori), appare inadatta ad assorbire un flusso di veicoli che dalle relazioni della Polizia Locale è stato stimato in diverse migliaia di unità.

Al netto della fattispecie in oggetto (che è solo un pretesto per affrontare un equivoco diffuso nella nostra società), per non scadere nel grottesco e ricalcare la sceneggiatura del film “L’Ora Legale” è necessario allora fare chiarezza nelle nostre menti: vogliamo il cambiamento, che contempla la legalità, la verifica del rispetto delle regole, il perseguimento del bene comune, la parità dei diritti e dei doveri; oppure vogliamo trascinarci stancamente lungo il solco limaccioso percorso fino ad ora, continuando ad allontanare il momento in cui gettare le basi per costruire un modello di società differente, presumibilmente migliore?

 

Andrea Pezzuto
Redazione
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