La politica odierna assomiglia sempre più ad un gioco al massacro a forti tinte cannibalesche.

Indubbiamente il quadro istituzionale è desolante: manovre, trattative, accordi e tradimenti si sovrappongono ad un ritmo incalzante che frastorna anche il più smaliziato degli osservatori. Figurarsi il cittadino medio che segue il dibattito politico con la normale distrazione che si garantisce ad una cosa magari importante, ma assolutamente non essenziale.




Visto dall’esterno, il mondo politico appare un frullatore impazzito nel quale si ricorrono all’infinito:

  1. sondaggi che prevedono il futuro come se fossero moderni aruspici (i sacerdoti romani che anticipavano il futuro con l’analisi delle viscere degli animali);
  2. iniziative dei magistrati che certo assolvono il loro ruolo istituzionale, ma che – sia detto con il massimo rispetto – restano pur sempre persone che nutrono passioni e rancori tutti umani, che tuttavia detengono un notevole potere di interdizione che non sempre regge la prova del dibattimento e delle conseguenti sentenze;
  3. il popolo dei social, ormai entrato a gamba tesa nell’agone politico, pretendendo di dettarne l’agenda e le scansioni temporali dalla comoda posizione della tastiera del proprio ipad o smartphone.

La combinazione di questi elementi determina un’inedita dimensione della politica, sostanzialmente scandita da tre fattori che ne stanno rapidamente minando la residua credibilità.

Il primo è la maldicenza e l’insolenza, che sono ormai diventate la “cifra espressiva” del linguaggio politico. La lettura dei giornali, dei siti di informazione, dei social si è ormai tramutata in una sorta di golosa attesa di cogliere nefandezze e marciume tra i candidati, gli eletti, gli avversari e, qualche volta anche tra i compagni di partito particolarmente ingombranti.

Il secondo fattore è costituito dall’effetto spettacolo, dai commenti continui e ridondanti sulle peripezie del gioco elettorale e politico. La vicenda politica viene narrata come una sorta di cronaca di partita di calcio, con i suoi giocatori, gli arbitri, gli ultras delle curve che si scambiano insulti ed improperi irriferibili.

Infine, il terzo aspetto: l’uguaglianza, la più nobile delle passioni per chi ha creduto nel sogno di dare dignità alla politica, purtroppo trasfigurata oggi in una cappa scura di risentimento e di odio, alimentata da una folla che spinge per un’uguaglianza non già degli interessi, bensì dell’insipienza e della mediocrità in difesa della legittima brama di vendetta del popolo.

Dall’uguaglianza redentrice all’egualitarismo lagnoso, abbiamo quindi consumato tutte le possibilità che ci accompagnano in questa interminabile crisi di valori, mentre all’orizzonte si intravede in agguato l’inquietante profilo di un destino funesto.

www.pinomarchionna.it




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1 COMMENTO

  1. Marchionna si conferma analista di spessore, che sa ” leggere ” con intelligenza e competenza la partita della vita che si sta giocando nell’ex Bel Paese. Le sue considerazioni, puntuali quanto amare, sono dunque condivisibili da parte di tutti coloro che ancora ragionano con la testa e non con la pancia. Questo dato rinfranca ma non risolve il problema. Se la diagnosi è ben formulata, la prognosi dei mali che affliggono la nostra democrazia e il nostro vivere sociale è ancora tutta da definire. Come curare questa società malata? Questo è il domandone che dobbiamo porci tutti, per ricercare poi un ” RICETTA ” utile a rigenerare una politica, una magistratura, una burocrazia, una cultura, insomma una società, che deve recuperare i suoi valori più autentici guardando al futuro con quell’ ” ottimismo della volontà ” che di sicuro piace a Pino Marchionna…

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