LECCE –
Una rappresentanza brindisina a Lecce. Un pezzo del «Comitato BrindiSi può» al seguito della trasferta salentina di Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme costituzionali impegnata in queste settimane a spiegare e sponsorizzare le ragioni del Sì al referendum del prossimo 4 dicembre. La breve distanza, quella tra Brindisi e Lecce, e la piena condivisione della scelta a favore della riforma hanno portato la coordinatrice del comitato brindisino per il Sì, Rosy Barretta, sulle tracce del ministro in visita ieri a Lecce. Un check esplorativo sulle attività avviate a Brindisi, tra incontri, dibattiti e workshop, che proseguono sulla strada del merito e dei contenuti della legge in discussione. Nessun dubbio sulle proprietà virtuose della proposta, la riscrittura di una Carta patinata dal tempo che risponde alla necessità, sbandierata da più parti negli ultimi anni, di riformare la Costituzione per riconfigurare l’organizzazione dello Stato.
Il ministro Boschi e la coordinatrice Barretta, un impegno a diverso raggio, ma parallelo e accomunato dalla consapevolezza che il Sì si qualifica spiegando, entrando nel dettaglio, prospettando le diametrali implicazioni dell’esito referendario. Da una parte l’opportunità di rendere il nostro un Paese più moderno, sensibile alle dinamiche dell’Unione europea e con un sistema legislativo più agile, meno gravato da carrozzoni ingombranti e improduttivi, con una sovranità popolare ripensata e un disegno delle aree vaste capace di delineare una nuova geografia amministrativa; dall’altra il No di chi desidera allungare il dibattito della riforma, diluire i tempi fino a perdere l’opportunità di un cambiamento che tale può essere solo se fatto nei tempi giusti. Nessuna riforma è perfetta, tuttavia l’immobilismo è la nube più scura che possa abbattersi sul futuro dell’Italia. «Un incontro – ha detto Rosy Barretta – nel corso del quale abbiamo convenuto sulla necessità di dare più incisività e forza alle nostre azioni per il Sì rispondendo con gli argomenti giusti a chi strumentalmente prova a rivoltare i criteri della scelta. Il nostro è un impegno quotidiano che non si limita alle manifestazioni pubbliche ma si alimenta di un dialogo che è necessario portare sul terreno della conoscenza. Perché l’antidoto è l’informazione, non il sentito dire. Sono gli anticorpi che ci permettono di capire chi dice la verità e chi si oppone solo per fare muro. Dal ministro ho colto un messaggio positivo e propositivo: occorre fare squadra, stringere le maglie attorno alle tante ragioni della riforma perché è da qui che comincia il futuro dei nostri figli. Il No è isolamento e chiusura al cambiamento. È questo il mantra di una battaglia che dobbiamo allargare il più possibile».
Redazione |