Marco della Rosa (PD): “Odio moderno: per le nuove intolleranze servono nuove soluzioni”

Sabato, 27 ottobre, si è tenuta la manifestazione di solidarietà contro ogni forma di violenza. Ad accompagnare il corteo formato dai ragazzi delle comunità africane  e dagli attivisti che hanno aderito all’evento, c’erano  centinaia di brindisini che hanno risposto “presente” al lodevole appello lanciato dagli organizzatori.
Il momento è emblematico: nel corso delle scorse settimane, in città si è assistito ad una serie di episodi incredibili. Nel corso di una sola mattinata, da una parte, un extracomunitario frantumava con una mazza i lunotti delle auto in sosta, proprio a due passi dal Comando Centrale dei Carabinieri. Dall’altro lato della città, al quartiere Commenda, una ragazzina di 16 anni denunciava una molestia da parte di tre uomini incappucciati  per i quali, stranamente, da subito si aveva già la “certezza” che fossero immigrati. Tanto è bastato per scatenare, sui social, un’ondata di commenti, in buona parte aggressivi e rabbiosi, quasi di furia cieca.
Inutile rispondere a chi scriveva “bisogna cacciarli tutti” che la  responsabilità penale è personale (art. 27 Cost.). Impossibile controbattere, a chi proponeva di punire il colpevole dei danneggiamenti alle auto “impalandolo vivo”, che la pena deve essere proporzionata alla gravità del reato commesso.
Pochi giorni dopo, mentre ancora la violenza verbale avanzava sui social, una spedizione punitiva, per mano di due brindisini, si è abbattuta su due ragazzi immigrati, obiettivi di una caccia all’uomo che li ha colpiti esclusivamente per il colore della pelle.
Questo, dunque, è stato uno dei messaggi della manifestazione: impedire agli impulsi che, naturalmente, possono nascere da notizie d’impatto come quella di una (presunta) molestia ad una minorenne, di trasformarsi in azioni di repressione portate avanti da privati cittadini. A maggior ragione se questi comportamenti sono mossi da sentimenti di intolleranza e razzismo serpeggiante. Chi è sceso in piazza lo ha fatto per schierarsi dalla parte di chi rifiuta ogni tipo di violenza e prevaricazione e non si arrende alle semplificazioni della realtà che generano solo disinformazione e divisione. C’è stata la risposta di una parte di cittadinanza ed è stata positiva, ma bisogna comunque chiedersi come mai un’iniziativa solidale di questo tipo non abbia mosso una partecipazione ancora maggiore.
Di sicuro non si può cedere alla rassegnazione di credere Brindisi una città che assiste, passiva, al crescendo di fenomeni di violenza diffusa, poiché è in atto una divisione sociale senza precedenti, che dal quadro nazionale si sposta nei singoli perimetri locali. Se c’è un Ministro dell’Interno della Repubblica che soffia sul fuoco del malcontento e manipola le notizie come creta per modellare fake news, non c’è da stupirsi se il messaggio di “italiani contro extracomunitari” arriva in ogni casa del Paese.
Forse anche noi “buonisti” abbiamo le nostre responsabilità, poiché ancora non abbiamo trovato gli strumenti più adatti a fermare questa ondata di nuove e vecchie intolleranze. Le diverse manifestazioni, iniziative  e campagne di sensibilizzazione che si organizzano quotidianamente in tutto il territorio sono, da sole, sufficienti a combattere questo  “fanatismo nazionalista 2.0”? Evidentemente no, serve anche un altro tipo di risposta.
La risposta non può che essere nello sviluppo: economico ma soprattutto sociale e culturale. In una città ricca e nella quale il benessere è diffuso, i cittadini vivono bene e non hanno modo o tempo di odiare nessuno, tanto meno chi lavora – o si impegna a trovare un’occupazione – e conduce un’attività, a prescindere se sia “diverso” (da chi, poi?). Una città che cresce, non lascia nessuno indietro.
L’immigrazione deve essere, a tutti gli effetti, un valore aggiunto, accompagnata da politiche di inserimento reali che già il programma SPRAR contribuisce ad attuare. Con il Decreto Salvini questo sistema andrà incontro ad un forte ridimensionamento, mentre, in concreto si aggraveranno le condizioni dei richiedenti asilo trattenendoli per un tempo infinito nei centri di permanenza per il rimpatrio. Così si dice di volere più ordine ma si finisce per creare segregazione.
Ma un vero successo nel contrasto alle intolleranze si avrà soltanto intervenendo sulla mentalità delle persone, in particolare sulla (ri)educazione del singolo individuo, partendo dalle giovani generazioni. É qui ritorna la discussione sull’opportunità di puntare finalmente sull’educazione civica nelle scuole, argomento che sta facendo sempre più breccia nel periodo attuale.
Ai bambini si dovrebbe insegnare che la nostra Costituzione sancisce l’inviolabilità della libertà personale, la libertà di espressione e quella religiosa, l’uguaglianza  aldilà di ogni “razza” (a proposito, non sarebbe ora di cancellare questa parola?) e la parità dei sessi.
Ma soprattutto si dovrebbero formare i ragazzi ai valori della condivisione sociale e del rispetto del prossimo, ai doveri che ognuno di noi ha in quanto membro di una comunità, piccola o grande che essa sia.
Quello di cui abbiamo, attualmente, bisogno lo ha espresso la senatrice Liliana Segre, in un suo discorso al Senato: “…aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano. A non anestetizzare le coscienze, a essere più vigili, più avvertiti della responsabilità che ciascuno ha verso gli altri”.
Un’esortazione che potrebbe realizzarsi con  l’inserimento, nelle scuole primarie dell’educazione civica e della c.d “educazione sentimentale”. Perché ancor prima di imparare un mestiere o studiare per avviarsi ad una professione, siamo in primo luogo, cittadini e, soprattutto, portatori di sentimenti, conduttori di emotività
Marco Della Rosa
Segreteria Cittadina 
Partito Democratico Brindisi
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4 COMMENTI

  1. Più che di educazione sentimentale, parlerei di educazione alla giustizia. Ti pare giusta l’esistenza e l’omnipresenza dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), ove per partigiano si intende “di parte”? Vedere sfilare gente non italiana sotto l’insegna ANPI, non ti fa venire il dubbio che “tirano acqua al loro mulino” e basta? e dai, su. l’Italia è ANCHE (?) nostra e vorremmo esprimere le nostre perplessità quando qualcuno vuole approfittare della nostra bontà. Hai usato il termine “nazionalismo”: mi pare fuori luogo! La difesa della Patria è un conto, il nazionalismo, un altro. hai dimenticato di citare il violento episodio dell’uomo che mingeva davanti alla scuola. NO ALLA VIOLENZA! SI alla giustizia! PS: nelle foto che vedo su internet dei beneficiari di corsi gratuiti, non vedo italiani. Ti sembra giusto con la disoccupazione che abbiamo? Gradirei una risposta. Grazie 🙂

    • Signor Donativo, le rispondo in merito alle sole due questioni specifiche che Lei ha sollevato, dal momento che sul concetto di “nazionalismo e Patria” ognuno ha la sua opinione personale.
      1) l’uomo che urinava vicino alla scuola era un soggetto affetto da disturbi mentali (dubito che una persona nel pieno delle proprie capacità possa fare una cosa del genere) e l’atto di “urinare” in pubblico non configura una “violenza” ma, al massimo, un atto contrario alla pubblica decenza;
      2) Non vorrei qui fare pubblicità ad un’ente di formazione rispetto ad un altro ma mi limito a dire che conosco realtà associative che ogni anno fanno corsi di formazione per disoccupati e cassintegrati ai quali partecipano molti nostri concittadini (compresi miei coetanei).

    • Sig. Donativo, ci sono molti corsi di formazione della serie “Mi formo e lavoro” di cui gli italiani e nostri concittadini possono usufruire. Per una società migliore sotto tutti i punti di vista, nessuno deve essere lasciato indietro o non ne usciremo mai. Forse è il sistema accoglienza che va riformato e migliorato affinché chi è nel nostro paese possa realmente contribuire al suo sviluppo.
      Per quanto riguarda i corsi che citavo può informarsi presso ECIPA ed altri enti formativi sparsi in provincia. Si tratta di corsi di formazione professionale retribuiti che aiutano a migliorare le proprie competenze. Non solo sono gratuiti ma anche retribuiti. Cordialità.

  2. Grazie per le risposte ed i toni bassi. Grande dialettica, ma manca una base concettuale. Non si possono avere opinioni personali su concetti base quali: nazionalismo, Patria, Popolo. Detto questo, la violenza NON è solo fisica, anzi! Spesso la lingua fa più male della spada; mi riferisco all’episodio dell’ uomo che minge. Nessuno si deve sostituire alle forze dell’ordine: c’è qualcosa che non va? chiama chi di competenza. Perché? perché non sai mai come andrà a finire! Non metterei MAI i miei figli in pericolo, né, tantomeno, quelli degli altri! gli avrei portati via. per quanto riguarda i corsi, sono contento che ve ne siano anche per gli italiani. Forse dovrebbero essere pubblicizzati di più e meglio. Buona giornata ed alla prossima.