Malati di Moda?…Ma il made in Italy che fine ha fatto?

Kheel Center

Oggi, tanto per cambiare, vi parlo di moda…ma non starò a dirvi cosa potrete indossare o cosa evitare…Quello che voglio chiedervi oggi è se vi è mai capitato di leggere le etichette dei vostri abiti quando in una delle frenetiche giornate vi catapultate in qualche mega show room pensando di fare l’acquisto del secolo!

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Bene…vi è mai capitato di buttar via un capo se non al primo ma al secondo o terzo lavaggio? …o peggio ancora…vi è mai capitato quando indossate qualche capo di abbigliamento di avvertire una strana sensazione di prurito o di fastidio? Bene…se vi è capitato…provate a leggere le etichette che detteranno la sorte non solo del vostro  fashion world ma anche della  vostra salute.

Non voglio sicuramente annoiarvi con decaloghi medici che sicuramente troverete altrove (e spero soprattutto non su internet) ma quanto meno farvi riflettere su come il famosissimo ad oggi raro “made in italy” lo trovate solo sulle vostre tavole ed un pò meno nei vostri armadi. La questione è chiara, sicuramente una questione di “fast fashion” ,che per carità, per quanto abbia agevolato profondi e radicali mutamenti trasversali in ogni settore ha forse inclinato altri equilibri.

Sicuramente entrare in un negozio e trovare l’ultimo capo alla moda con il cartellino ad euro 4,99 è sicuramente un affare….e per di più manovre simili a queste ci fanno sentire ricchi se ci troviamo davanti al nostro armadio carico di vestiti che guarda caso prima o poi vanno a finire in una raccolta differenziata.

Ma vi siete mai chiesti quanto può costare confezionare un capo di abbigliamento se già arriva sui vostri scaffali con questi “low prezzi” ? Sicuramente ben pochi sanno che l’industria della moda è la seconda industria inquinante al mondo e che molti sicuramente non si curano di sapere non solo dove ma come vengono trattati i tessuti che indossate e quanto sfruttamento umano ci possa essere dietro questo business.

analisi sui tessuti

Sapete dunque realmente di cosa sono fatti i vostri vestiti? Sappiamo spesso cosa mangiamo… .ci informiamo…guardiamo gli ingredienti…le scadenze…e per i vostri abiti cosa fate? Vi preoccupate solo dei coloranti di quello che mangiate…e i coloranti dei vostri abiti? E non solo…persino elastici, intimo, calze e oggetti metallici… e soprattutto gli accessori che spesso non vi fate mancare sono sicuramente veicoli di problemi dermatologici molto frequenti.

Una banalissima t shirt il cui cotone coltivato chissà in quale parte del mondo con pesticidi, poi  spedito in tutt’altro posto per essere confezionato, poi ancora spedito sul nostro mercato…e per di più senza neanche lavarlo, e magari con inserti in gomma, potrebbe dare qualche problema no?

Abiti dunque che contengono formaldeide, solventi, metalli pesanti, coloranti tossici, elementi chimici dai nomi complicati…il consumatore è spesso in condizioni di non capire quali tessuti possano essere pericolosi o meno, con leggi nel settore tessile frammentate, non è previsto un ente terzo controllore, le certificazioni spesso non sono obbligatorie e persino il caro a noi “made in italy” non sempre è garanzia di qualità.

etichette abiti

La famosa a noi non nota “etichetta di composizione” chi mai l’ha vista? Quanti di voi si sono preoccupati di andare a leggere dove viene lavorato il prodotto e con quali aggiunte? Impallidiamo persino davanti ad alcuni paesi dove l’importazione vanta regole ben più severe delle nostre. Paradossalmente se gli stessi  capi prodotti in un paese extra europeo e vendibile in Europa venissero  prodotti in Europa quest’ultimo  non potrebbe essere esportato altrove.

Insomma…se è vero che ormai ci capiamo ben poco allora non mi resta che dire…vestitevi come vi pare…( o quasi…senza fare casini vi prego)…ma almeno ogni tanto leggete pure da dove arrivano i vostri abiti e soprattutto come li ottengono.

Viva il Made in Italy e viva il Bel Paese!

Parola di blogger.

 

 

 

 

 



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