“Limonov” di Emmanuel Carrère

Cos’è esattamente Limonov di Emmanuel Carrère? Il libro, uscito in Italia per Adelphi, risulta felicemente sfuggente a ogni tentativo di imbrigliamento in un genere e oscilla tra le molteplici forme di un’unica, mobilissima, scrittura: non solo racconto della biografia di Eduard Limonov con l’aggiunta di qualche tratto romanzesco, ma anche saggio di geopolitica che restituisce una lucida analisi della forza di propagazione dell’influenza sovietica (e delle sue derive) sugli equilibri mondiali, mappa cristallina delle costellazioni intellettuali moscovite (e parigine e newyorchesi) e, ancora, vorticoso intrecciarsi del vissuto dello stesso narratore Carrère con quello dell’oggetto della sua lunga ricerca, Limonov.

 

E se già definire l’oggetto letterario risulta tutt’altro che semplice, un livello di difficoltà ancora maggiore rappresenta il tentativo di risposta alla domanda «chi è Limonov?»: rivoluzionario romantico e fanatico fascista, poeta e criminale, il libro consegna un ritratto partecipato della controversa figura dello scrittore, fondatore nel 1992 del Partito Nazional Bolscevico (oggi fuorilegge). Una vita, quella di Limonov, mossa dal desiderio di lasciare una traccia indelebile del proprio passaggio terreno, di non disperdere frammento alcuno di quella carica vitale e utopica da cui si sente ispirato e che gli ha consentito un passaggio indenne nelle violente tempeste che ha scelto di attraversare, rendendo la sua vita un ottovolante violentemente teso tra gli abissi del degrado e della disperazione e le più abbaglianti vette di un ego poderoso La scrittura di Carrère – di certo tra i più significativi autori francesi contemporanei che, in questo libro, ci regala tra l’altro molto di sé e dei suoi ricordi più intimi – è capace di farci strada, grazie alla vicenda di Limonov, attraverso settant’anni di storia del mondo: anni difficilmente comprensibili, per i quali sono necessarie torsioni del pensiero che ridefiniscano le categorie di bene e male, e che tuttavia restituiscono pure un che di commovente, come sempre accade quando si richiama l’allegorica età dell’infanzia con i suoi sogni infranti.

Diana A. Politano  

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