BRINDISI – Un nuovo incendio si è sviluppato in quel di Brindisi. Scenario dell’’inferno’ è stato il terreno confinante all’impianto sportivo gestito dalla Cedas Avio, una bella realtà che porta in alto il bianco e l’azzurro tra i campi nazionali.

Il ‘terreno’ cui si fa riferimento è proprio l’impianto sportivo ex Acsi, nel rione Sant’Elia, da qualche anno in totale stato di abbandono. L’origine del rogo è stata senza dubbio alcuno dolosa. Le fiamme, poi, si sono propagate anche nel confinante impianto sportivo Cedas, interessando buona parte della recinzione ed un lampione del campo a 8. I danni sono abbastanza esosi.

Non è la prima volta che i campi, o quel che ne rimane, ex Acsi vengono presi di mira da piromani; d’altro canto, è terreno fertile per loro, dato lo stato in cui si trovano, con altissime sterpaglie.

Attenzione, non è affatto un alibi questo. Il gesto è da condannare sempre e comunque. Però, va detto che l’ex impianto sportivo, tanto caro ai calciofili fino agli anni ’90, è di proprietà del Comune di Brindisi, pertanto, spetta all’Ente bonificare la zona e prevenire atti vandalici di tal fatta. Inoltre, è davvero un peccato che a pagarne le conseguenze sia la società Cedas, che si preoccupa quotidianamente di tenere in perfetto stato tutto il suo impianto, con un lavoro certosino degli addetti ai lavori.

Nel bilancio previsionale, il Comune ha inserito somme da destinare in ‘un qualcosa’ di abbastanza confuso ed approssimativo, senza specificare minuziosamente dove investire i soldi. Non sarebbe stato, forse, opportuno prendere in considerazione l’idea di bonificare aree (e su Brindisi ce ne sono tantissime!) totalmente abbandonate a se stesse e, quindi, soggette anche ad incendi?

Con la mentalità del “ma sì, dai, che fa”, si decreta la morte di Brindisi; è davvero questo ciò che vogliamo?

Tommaso Lamarina
Redazione

LASCIA UN COMMENTO