“Fate come se non ci fossi” – di Marco Presta

Fate come se non ci fossi è il titolo del nuovo libro di Marco Presta, uscito per Einaudi: in effetti, questo tragicomico diario del pluripremiato conduttore e autore de Il ruggito del coniglio, su Radio2, cattura momenti di una quotidianità in cui ciascuno può ritrovarsi. E ritrovarvi soprattutto le stranezze, i paradossi, le ipocrisie, come anche la tenerezza e l’ironia con cui leggere il reale. Il libro equivale ad un taccuino colmo di appunti che scaturiscono dalle situazioni di vita su cui si posa lo sguardo (misantropo certo, eppure partecipe) dell’autore. Un godibilissimo repertorio di riflessioni a margine di tempi che scorrono sospesi tra riti collettivi (la televisione, le famigerate riunioni condominiali, il lavoro, la moda imperante), la dimensione privata degli affetti (con le sue diatribe e i suoi angoli di meraviglia) e, infine, lo spazio della riflessione leggera e al contempo, inutile dirlo, profonda. Scorrendo le pagine di questa fenomenologia possibile dei nostri giorni, ci si imbatte nelle parole di uno fra i tanti, onnipresenti, chef che può ben apparire, di volta in volta, fisico sperimentale, economista internazionale o scrittore; nella constatazione amara di quanto effimere siano alcune relazioni e di quanto costi ostentare spigliatezza o, ancora, di quanto poco tempo ci si impieghi a tornare «lo stronzo di prima». Nemmeno le esperienze più segnanti bastano a farci rivalutare le cose, pentire, magari addirittura cambiare i nostri egoistici punti di vista – antenne puntate sulle nostre immense fragilità. Un bel caos. A venire in soccorso sono le prime parole di Presta, che da subito avverte: «Mettere in ordine le cose, ecco la chimera. Gli affetti nell’anima, i pensieri nella testa, i mocassini nella scarpiera. “È tutto a posto”, questa la frase più potente che troviamo per tranquillizzare una persona cara in un momento difficile. Ci provo anch’io, come tutti, a dare un’aggiustatina, ad assestare, a tenere in equilibrio. Questo taccuino serve a disporre tutto per bene sugli scaffali. Alla fine di queste pagine, è evidente, non avremo risolto nulla». Eppure questo esercizio di catalogazione, ritmato dall’intelligenza umoristica del suo estensore, riesce invece ad allineare su quegli scaffali piccole cose, irrinunciabili a noi «gavettoni di ricordi»: il romanticismo di uno scontrino stropicciato e introverso, «semplice, modesto, privo della retorica di certe canzoni d’amore, dura più di una rosa e ti permette di riportare alla memoria con precisione un incontro, un momento particolare della tua vita (…) La prima volta che le hai offerto un caffè, ad esempio»; il privilegio inebriante di «mostrare ai propri figli le cose belle che ancora non conoscono» o lo stato di grazia suscitato da una distesa di fiori gialli – la gioia, «la quiete interiore. Insomma, quello stato d’animo che t’induce a considerare con magnanimità te stesso, i tuoi errori, una visita domenicale di tua suocera». Almeno prima di scoprire di trovarsi davanti ad un campo di broccoletti. «I fiori, carogne ingannatrici».

Diana A. Politano

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