Fai Cisl in piazza per i lavoratori del settore agroalimentare, ambientale e forestale. Sbarra: Governo e Regioni aprano confronto

Luigi Sbarra - Cisl

La Fai Cisl è scesa, sabato scorso, nelle piazze di tutta Italia a sostegno di progetti di riforma che coinvolgono i lavoratori dell’agricoltura, della trasformazione alimentare, della pesca, della forestazione e della bonifica. Delegati e militanti hanno dato vita a presidi e sit-in davanti alle Prefetture per incontrare i cittadini e animare una sottoscrizione su un’agenda che attraversa i temi settoriali della previdenza, dei giovani, del rilancio dei salari, del fisco, del mercato del lavoro, della lotta allo sfruttamento e al caporalato.
La Fai rivendica, tra l’altro, il riconoscimento dello status di lavoro usurante per i braccianti agricoli, gli addetti imbarcati della pesca, i lavoratori alimentari impegnati in reparti disagiati, gli operai forestali e della bonifica: condizione che permetterebbe il pensionamento con 35 anni di contributi. Si richiede poi di rafforzare gli incentivi a sostegno dell’occupazione giovanile, di istituire nuovi ammortizzatori sociali universali. Sul versante dei salari, si invoca l’innalzamento delle retribuzioni dei contratti agricoli di prestazione occasionale, l’alleggerimento del carico fiscale sui redditi medio-bassi e lo sblocco del contratto nazionale degli operai idraulico-forestali, fermo da cinque anni. Quanto al contrasto allo sfruttamento, la Fai esige la piena attuazione della legge 199 sul caporalato, con un cambio di marcia sul fronte della prevenzione mediante un maggiore coinvolgimento delle parti sociali agricole sui territori.
“Siamo stati tra la gente – sono le parole del segretario generale Fai Luigi Sbarra – per spiegare le nostre proposte e le nostre chieste, ovvero che Governo e Regioni aprano un confronto stabile e strutturato con il sindacato sul futuro dei comparti agroalimentari, forestali e ambientali a partire dalla loro risorsa più importante: il capitale umano. Senza buon lavoro non può esserci buona impresa, né recupero di produttività e competitività del sistema-Italia. Ecco perché rivendichiamo diritti essenziali per un popolo di quasi 2 milioni di lavoratori: donne e uomini impegnati in comparti che hanno sostenuto il Paese negli anni peggiori della crisi e che ora tanto possono fare per la ripartenza. La sfida riguarda tutti, sindacato, associazioni datoriali e istituzioni: accogliere i punti della nostra piattaforma vuol dire raccogliere questa occasione, puntando al miglioramento delle condizioni dei lavoratori e al riscatto civile, morale, economico del Paese”

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