Nella liturgia di Pasqua, per la Messa vespertina è indicato come brano del Vangelo Luca 24, 13ss. In questo brano ci viene annunciato che Gesù Risorto si affianca a due discepoli in viaggio da Gerusalemme verso il villaggio di Emmaus ma non è riconosciuto e uno dei due, Cleopa, racconta che delle donne, a loro vicine, avevano avuto una visione di angeli: “ E, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne,  ma lui non l’hanno visto ” (Lc 24, 23-24). Ecco il punto fondamentale: “ lui non l’hanno visto”.  Il Venerdì santo, se pur esperienza drammatica, però ci consegna un Corpo da guardare, anzi proprio il Vangelo ci invita: “ Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto ” (Gv 19, 37). Possiamo guardare a Lui, possiamo vedere un corpo tormentato dai flagelli, possiamo intuire la grandezza di quest’uomo che accetta la sofferenza con piena rassegnazione nelle mani del Padre.
Ma dalla Resurrezione, Gesù dov’è e com’è?
L’esperienza dell’invisibilità del Risorto è toccata anche ai due discepoli di Emmaus: dopo averlo riconosciuto nello spezzare il pane, Gesù scompare dalla loro vista.
Per comprendere il perché dell’invisibilità del Risorto è necessario fissare lo sguardo sulle apparizioni di Gesù dopo la Resurrezione: Egli si presenta sempre come colui che è stato crocifisso, con i chiari segni della passione. E questo vuol dire che la visibilità del Risorto si può avere solo attraverso la Croce, con i suoi indelebili segni.
Così, risulta evidente che la Resurrezione illumina la Croce. Questo evento tragico non è stato cancellato dalla Resurrezione: se così fosse stato, la Croce doveva essere considerata un incidente di percorso e la Resurrezione una riparazione a quell’incidente! Ma così non è! La Croce è e rimane il segno più eloquente dell’amore di Dio per l’umanità. E non un’umanità buona, che compie il bene, che cerca Dio, che ama il prossimo; ma un’umanità che è peccatrice, è ribelle a Dio e si pone in contrasto con il suo prossimo. Si, nella Croce Dio ama questa umanità! E la salva! E la Resurrezione illumina questo amore e lo rende eterno, fruibile da tutte le generazioni degli uomini che si susseguono nella storia.
Cleopa e il suo compagno riconoscono Gesù Risorto dallo  spezzare del pane , dal segno eucaristico che è l’attualizzazione nei secoli del dono della vita di Dio per l’uomo e all’uomo! E così, ogni volta che anche noi spezziamo il pane nel giorno del Signore, la  domenica , si accende per noi la luce della Resurrezione che illumina la Croce e ci svela l’amore di Dio.
Ed ecco la risposta al dubbio dell’umanità, anche credente: “Gesù dov’è e com’è?”. È nell’Eucarestia, è nella sofferenza della Croce che l’Eucarestia significa e racchiude. È nel sofferente che accogli come compagno di viaggio per aiutarlo a vedere la sua croce alla luce della Resurrezione. È nella domenica, quando viene spezzato il pane anche per te!
Il mio augurio per la Pasqua è che ognuno possa avere occhi capaci di vedere l’amore di Dio che, ogni domenica, si fa pane per l’uomo.

Giuseppe Argese

CONDIVIDI

LASCIA UN COMMENTO