carabinieri

I Carabinieri del Comando Provinciale di Brindisi, nell’ambito delle giurisdizioni delle Compagnie dipendenti di Brindisi, San Vito dei Normanni, Francavilla Fontana e Fasano hanno attivato una serie di controlli, finalizzati all’accertamento di eventuali violazioni penali, relative alla sottrazione o al danneggiamento di cose sequestrate, nel corso di un procedimento penale o dell’autorità amministrativa. Gli accertamenti hanno anche riguardato la violazione colposa dei doveri relativi alla custodia. Il bilancio della specifica attività, iniziata a febbraio scorso, ha portato complessivamente al deferimento in stato di libertà di 97 persone, per “violazione agli obblighi di custodia”. Oltre 700 le posizioni verificate, al fine di appurare se venissero rispettate le prescrizioni relative al provvedimento di affidamento in custodia giudiziale che prevedono che il mezzo deve essere custodito in luogo privato non accessibile a terzi, di mantenerne l’integrità, e di non utilizzarlo. Infatti, una delle prime verifiche che viene eseguita tende appunto a stabilire se il veicolo è stato utilizzato confrontando il numero dei  chilometri indicati nel verbale al momento del sequestro con la cifra  indicata dal contachilometri in sede di ispezione. Al riguardo si specifica che l’affidamento in custodia è stato voluto dal legislatore per lenire le urgenti spese gravanti sui proprietari di automezzi sottoposti a sequestro amministrativo o penale, quando custoditi presso depositi giudiziari.

Pertanto, l’attività di verifica è stata orientata nei confronti dei soggetti nominati a vario titolo custodi dei veicoli. Infatti, i Carabinieri, nell’esaminare lo stato di conservazione dei 708 veicoli oggetto di sequestro penale o amministrativo, affidati ai proprietari nominati custodi, hanno riscontrato che numerosi mezzi sono risultati danneggiati ed altri privi di alcune parti meccaniche e di carrozzeria, asportate.

Come detto l’affidamento del veicolo oggetto di sequestro, ai “proprietari–custodi”, è finalizzato a non gravarli delle ulteriori spese di custodia che l’affidamento a ditte specializzate comporterebbe. Di  contro, il “proprietario–custode” è tenuto responsabilmente a conservare il mezzo nelle medesime condizioni riscontrate al momento del sequestro, e non a “cannibalizzarlo” alienando i pezzi migliori, depauperandolo così del suo valore o addirittura a venderlo in toto, ovvero ad adottare le misure necessarie per impedirne il furto. Infatti, le norme contestate ai soggetti denunciati sono volte a tutelare il buon andamento della Pubblica Amministrazione, quale interesse pubblico al mantenimento delle condizioni di realizzazione delle finalità dei sequestri. La pena prevista  per il proprietario che si rende responsabile del reato previsto dall’art. 334 del codice penale di: “sottrazione o danneggiamento di cose sottoposte a sequestro disposto nel corso di un procedimento penale o dall’autorità amministrativa”, è della reclusione da 3 mesi a 3 anni. Mentre per chi si rende responsabile della: “violazione colposa di doveri inerenti alla custodia di cose sottoposte a sequestro disposto nel corso di un procedimento penale o dall’autorità amministrativa” art. 335 del codice penale è punito con la reclusione fino a 6 mesi o con la multa  fino a 309,00 €.

CONDIVIDI

LASCIA UN COMMENTO