BRINDISI – Il Comitato dei lavoratori precari della Sanitaservice e una delegazione di lavoratori della ADI (assistenza domiciliare integrata) insieme al Sindacato Cobas sono stati ricevuti nella serata di ieri, Mercoledì 25 Gennaio, dalla Asl di Brindisi nelle persone del dottore Greco e dottore Angelo Rizzo.

Lo fa sapere, in una nota, il sindacato Cobas, per voce di Roberto Aprile.

“La prima parte dell’incontro – si legge nel comunicato – è stata riservata alla discussione sul servizio di assistenza domiciliare. C’è stata la immediata disponibilità dei dirigenti Asl a costituire un gruppo di lavoro in cui il sostegno ai diritti dei lavoratori e degli utenti è al primo posto, nel rispetto del capitolato d’appalto stipulato con le cooperative

Il primo appuntamento con il Direttore generale della Asl è previsto per Mercoledì 1 Febbraio, dove sarà indicata la strada per investire e migliorare ancora di più il servizio.

La Asl punta su questo servizio per incrementare il numero delle persone che hanno bisogno di aiuto, che in questo modo, invece di rivolgersi agli ospedali, potrebbero ricevere a casa adeguata assistenza. Il secondo punto trattato riguarda i lavoratori precari della Sanitaservice. Alle domande dei precari, l’Asl si è riservata di dare una risposta nelle prossime ore, capendo bene che scelte regionali come quelle fatte portano ad una guerra tra poveri assolutamente da evitare. Continua intanto la lotta dei lavoratori precari della Sanitaservice che hanno occupato simbolicamente la sede della società nel vecchio ospedale Di Summa e domani, Venerdì 27 Gennaio, a partire dalle 8,30 saranno in sit sotto la Asl di via Napoli per aspettare la risposta. Motivo della protesta, da una parte è la soppressione di un avviso pubblico della sanitaservice che li avrebbe fatti lavorare per qualche mese, dall’altra parte un accordo regionale sottoscritto dalle Asl e dalla Regione per i lavoratori delle case di cura riunite, licenziati 23 anni fa, che ne porta 20 da Bari a Brindisi, ed altri 200 in giro per la Regione. Insomma, una guerra tra poveri assolutamente da evitare”.

 

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