Brindisi non sa più perdere ed anche Pistoia si inchina alle Vitucci’s rules

BRINDISI – Il basket sa tessere trame davvero bizzarre: una squadra che perdeva ineluttabilmente le partite crollando difensivamente ed offensivamente nella seconda metà di gara (e sempre nella stessa maniera), adesso vince nella maniera diametralmente opposta, concedendo briciole agli avversari nel secondo tempo (28 punti a Torino, 30 punti a Pistoia) e realizzando punti con una facilità disarmante quando il gioco si fa duro (49 punti messi a segno sia nel secondo tempo di Torino che in quello di ieri, dei quali rispettivamente 30 e 33 nel terzo quarto).

Non c’è che dire, una squadra affetta dal disturbo ossessivo-compulsivo, che tende ad eseguire in maniera seriale gli stessi percorsi tecnici e mentali e che pertanto inizia a far stropicciare gli occhi ai suoi tifosi, ieri in solluchero per la quarta vittoria nelle ultime cinque partite e per aver assistito alla partita da incubo disputata da quello strano uomo che corrisponde al nome di Yakhouba Diawara, talmente dotato di temperamento da aver regalato al pubblico di casa la gioia di vedergli sbagliare 3 liberi su 4.

Tornando a commentare aspetti che più attengono al gioco del basket, vi è da sottolineare come Pistoia non sia giunta a Brindisi in maniera remissiva: nel primo tempo, infatti, gli uomini di coach Esposito, sospinti da Moore, McGee e Gaspardo (quest’ultimo in versione satanasso), hanno costretto i biancazzurri ad un’involuzione di gioco che stava destando preoccupazione. I biancazzurri, infatti, davanti alle difficoltà poste dagli avversari (abili a sfruttare gli spazi concessi sul perimetro dal piano partita impostato da Vitucci) hanno cercato di recuperare terreno affidandosi alle vecchie scorciatoie, ovvero alle soluzioni affrettate ed individuali, che hanno fatto perdere il filo del discorso anche nella metà campo difensiva.

Nei 15 minuti di intervallo, però, coach Vitucci, che sa esattamente quali interruttori premere, è riuscito a rimettere la squadra nei giusti binari, facendo comprendere ai suoi ragazzi che, affidandosi al solo talento a disposizione – e senza il supporto di una solida difesa e di un gioco più razionale in attacco -, sarebbero andati incontro ad una sicura sconfitta. Certo, tutta questa teoria sarebbe rimasta ‘fuffa’ se Vitucci non avesse contestualmente spostato per qualche minuto Nic Moore (fino ad allora artefice di pasticci in combinato con Lalanne) in posizione di guardia. Una mossa che, al pari del pirata Pantani quando toglieva la bandana, avvisa pubblico, compagni ed avversari che il folletto biancazzurro, da quel momento, aprirà il fuoco. Un fuoco da 16 punti a Torino e 19 punti contro Pistoia in meno di 10 minuti.

Ma di ‘focosi’, la squadra, inizia ad averne più di uno, perché nella giornata in cui Donta Smith è tornato umano, Mesicek ha deciso di proseguire nella sua corsa folle, reiterata ed inarrestabile verso il ferro avversario, che in maniera figurata rappresenta la sua corsa verso il Draft Nba, che per il gioiellino sloveno si avvicina sempre più.

Ma come tutte le squadre che si rispettino, dove ognuno ricopre diligentemente il proprio ruolo, adesso anche gli operai specializzati iniziano ad occupare le giuste caselle, e così  Scott Suggs – non certamente un primo violino ma un giocatore capace di aiutare la squadra in più modi – ha indossato i panni dello specialista ed ha messo il guinzaglio ad un Mcgee che per tre quarti ha rappresentato un grosso problema per Vitucci. Ma di operai che possono contribuire alle fortune di questa squadra ce n’è più di uno, ed individuate finalmente le figure apicali, ecco che anche Giuri, Donzelli e Cardillo iniziano a ritrovare la loro dimensione migliore, con il play brindisino che ieri ha fornito una prestazione difensiva superba ed ha gestito sapientemente i ritmi offensivi quando vi era bisogno di rallentare il gioco.

E che le cose inizino a funzionare al meglio lo dimostra anche il fatto che Tepic (che operaio non lo è di certo), nonostante 21 minuti giocati in maniera sontuosa, abbia terminato la gara in panchina: d’altronde sarebbe stato inopportuno rovinare gli equilibri stabiliti dal quintetto che aveva iniziato l’ultimo periodo.

Roba da Vitucci’s rules, insomma, dove tutto e il contrario di tutto coesistono magicamente, come la più potente delle formule.

 

Andrea Pezzuto
Redazione

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