Viviamo in una città che, per quanto bella e ricca di potenziale, troppo spesso viene offesa dall’incuria, dall’indifferenza e da una gestione poco attenta del bene pubblico. Come cittadini, abbiamo il dovere di segnalare ciò che non funziona, non per semplice spirito di critica, ma con la speranza che le nostre osservazioni possano contribuire a migliorare la qualità della vita di tutti. È con questo spirito che un cittadino, il sig. Antonio De Giorgi, ha deciso di scrivere e condividere il suo punto di vista su una questione che riguarda molti quartieri di Brindisi: lo stato delle cosiddette “isole ecologiche”. Non si tratta solo di decoro urbano, ma anche di rispetto per l’ambiente, per la legalità e per i tanti cittadini che ogni giorno fanno il proprio dovere. Quello che leggerete di seguito non è uno sfogo personale, ma una riflessione amara e documentata su un problema che, con un minimo di attenzione e volontà, potrebbe trovare soluzioni concrete.
Considerato che i commenti e le segnalazioni sui social raramente producono effetti concreti, ho deciso di scrivere questo articolo e inviarlo ai principali siti di informazione locali, con la speranza che, almeno questa volta, possa servire a qualcosa. E a qualcuno.
Parlo delle cosiddette “isole ecologiche” — un termine forse un po’ troppo ottimista, visto lo stato attuale in cui versano — installate in vari quartieri di Brindisi (Sant’Elia, Paradiso, Commenda, Bozzano, ecc.). Se la memoria non mi inganna, queste strutture furono introdotte nel 2019, durante l’amministrazione Rossi. All’epoca, come riportato da un comunicato stampa della giunta comunale, tutte le isole ecologiche furono dotate di impianti di videosorveglianza, con il duplice obiettivo di scoraggiare l’abbandono indiscriminato di rifiuti e di identificare eventuali trasgressori.
Recentemente, un sito locale ha riportato l’attenzione sull’attuale condizione di queste isole, diventate vere e proprie discariche a cielo aperto.
In un mio commento su Facebook, sotto l’articolo pubblicato dal sito in questione, ho ricordato che le isole erano state dotate di telecamere, che — se attive — avrebbero potuto fornire elementi utili per individuare e sanzionare i responsabili. A sorpresa, un autorevole dirigente comunale ha replicato, per ben due volte, che davanti a quelle isole non ci sono telecamere.
Per vari motivi ho preferito non rispondere oltre, anche se avrei voluto farlo…
Evito ulteriori considerazioni, ma pongo alcune semplici domande:
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Possibile che solo io abbia notato la presenza di quelle telecamere?
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Se invece l’attuale amministrazione ne è perfettamente a conoscenza, perché non vengono utilizzate?
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Chi ha la responsabilità di identificare e sanzionare i trasgressori, perché non lo fa, nonostante disponga degli strumenti per farlo?
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È così che questa amministrazione intende contrastare le pessime abitudini di alcuni cittadini, frutto — forse — anche della totale assenza di controlli?
Ma no, probabilmente si tratta solo di una dimenticanza, comprensibile, vista la mole di impegni istituzionali di chi governa la città.
Allego alcune foto delle isole ecologiche, con le telecamere ben visibili. Manca solo quella del quartiere Sant’Elia, ma fidatevi: anche lì ce n’è una, ben installata e altrettanto ignorata.
Antonio De Giorgi
allora l’amministrazione mette le isole ecologiche per risolvere il problema dell’abbandono indiscriminato dei rifiuti, ma se lasci un rifiuto all’isola ecologica sei sanzionato per abbandono di rifiuti. Questi amministratori sono tutti da prendere in un bel camion ospedaliero e deportarli tutti in un ospedale psichiatrico, dove sotto stretto controllo medico e farmacologico, non possano più nuocere alla comunità.