Come ogni venerdi, Fridays for Future Brindisi incontra la cittadinanza per parlare di cambiamenti climatici, tema particolarmente sensibile nella nostra città: dai tre megagasdotti in arrivo in Contrada Matagiola, dietro Sant’Elia, con TAP e Interconnessione SNAM già in avanzata fase di costruzione, dai nuovi progetti di centrali a turbogas di ENEL a Cerano e di A2A a Brindisi Nord, dai nuovi progetti di megafotovoltaico per centinaia di ettari presentati per Contrada Vaccaro, rubando suolo all’agricoltura, dalle banchine di Costa Morena dove l’ex Ilva vorrebbe far approdare decine di quintali di carbone per poi trasportarli via camion a Taranto, visto che Ilva ha il suo porto sequestrato dalla magistratura, alla deforestazione del Salento, che qui sono foreste di ulivi, che la neo ministra vorrebbe eradicare per “rigenerare il paesaggio”: tutti nuovi progetti fossili e deforestazioni che vanno contro le indicazioni del protocollo di Parigi e degli obiettivi di Agenda 2030 sottoscritti anche dall’Italia, anche alla luce delle ultime raccomandazioni dell’IPCC di ottobre 2018.
Proprio ieri, tutte le associazioni brindisine si sono incontrate presso la sede CSV Poiesis Brindisi per organizzare il Global Climate Strike, lo sciopero mondiale per il clima del 27 settembre anche a Brindisi. Molti sindacati, associazioni e scuole hanno già dato la loro adesione. Molte cose si stanno già muovendo: il Comune di Torchiarolo ha dichiarato l’emergenza climatica due mesi fa, il Comune di Brindisi dovrà discuterne nel prossimo consiglio comunale, i docenti e studenti dell’IISS Ferdinando di Mesagne due giorni fa hanno dichiarato l’emergenza climatica… Tante le iniziative a favore del clima nelle prossime settimane nel brindisino.
Possiamo ancora farcela. Siamo in tempo per contenere l’aumento della temperatura media globale nel target di 1,5 gradi centigradi a patto, però, di mettere immediatamente in campo azioni decise sui combustibili fossili e le emissioni climalteranti.
A sostenerlo anche un nuovo studio pubblicato dalla rivista “Nature”, per dimostrare che è ancora nelle nostre mani la possibilità di evitare gli impatti negativi generati dal riscaldamento globale. Lo studio ha rivelato che se tutte le infrastrutture legate all’uso dei fossili, in base alla scadenza della loro vita utile, venissero progressivamente sostituite da nuove costruzioni a zero emissioni, ci resterebbe una possibilità del 64% di centrare l’obiettivo prefissato a Parigi nel 2015.
In pratica stiamo dicendo che, a partire da adesso non possiamo più costruire nulla che si alimenti con i combustibili fossili e che quindi generi gas serra.
Il metano è il peggiore tra i gas serra che dovremmo saper controllare: secondo uno studio da poco pubblicato su Science, il settore delle estrazioni ne disperde in atmosfera 13 milioni di tonnellate l’anno. Secondo i ricercatori la maggior parte delle emissioni è causata da perdite negli impianti, macchinari mal funzionanti e altre condizioni operative anomale.
Se vogliamo salvare noi stessi e il pianeta serve l’aiuto di tutti voi. Serve una partecipazione attiva. Serve dialogo, serve confronto, servono idee, servono competenze, serve esperienza…servite tutti voi!