“A capo dei Vigili del Fuoco è giusto ci sia un Vigile del Fuoco, esattamente come accade negli altri Corpi”

ROMA – I dirigenti Cgil del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco hanno scritto una lettera aperta al Ministro dell’Interno, al quale, in sintesi, chiedono – nell’ambito della riforma del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco – che sia un Vigile del Fuoco a capo dei Vigili del Fuoco, esattamente come avviene negli altri Corpi con un proprio Comandante.

Di seguito il testo della lettera:

Nei giorni in cui i Vigili del Fuoco, già provati da mesi di duro lavoro nelle regioni del Centro Italia colpite dal sisma e dalla neve, scavavano tra le macerie dell’hotel Rigopiano e portavano soccorso e assistenza alla popolazione, nel chiuso delle stanze del Ministero dell’Interno, i prefetti hanno “lavorato” per riscrivere le norme che regolamentano l’organizzazione del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Tutto ciò è avvenuto nel silenzio più totale, grazie ad un zelante gruppo di funzionari della carriera prefettizia che ha operato di nascosto e, cosa ancor più grave, senza chiedere né il necessario contributo ai vertici del Corpo né il confronto con i rappresentanti del Corpo. Perché tutto ciò? Perché tanta fretta dopo 12 mesi di silenzio e proprio ora, mentre i Vigili del Fuoco sono impegnati nelle operazioni di soccorso? È vero, occorre dar seguito ai dettami della legge 7 agosto 2015, n. 124 – Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche – cosiddetta legge Madia – che , all’art. 8 prevedeva “…l’ottimizzazione dell’efficacia delle funzioni del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, mediante modifiche al decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, in relazione alle funzioni e ai compiti del personale permanente e volontario del medesimo Corpo e conseguente revisione del decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217…”. Ma nel nuovo testo, che è rimasto segreto e blindato per un probabile “effetto sorpresa”, nulla di tutto questo, anzi tra le modifiche più significative troviamo elementi che certo nulla hanno a che vedere con la legge delega e che soprattutto riguardano il Dipartimento dei Vigili del Fuoco e non il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Da sempre i Vigili del fuoco chiedono riforme, per poter funzionare meglio, poter operare più efficacemente, poter avere finalmente un vertice tecnico che possa colloquiare con il Ministro e con i vertici delle altre istituzioni, in primis il Dipartimento della Protezione Civile. Anche la gestione di questa grande emergenza ha messo in luce le criticità che, speriamo di poter risolvere anche mediante appropriati correttivi proprio alle leggi oggetto di semplificazione. Purtroppo, come detto, nel momento decisionale più importante e atteso da anni, il contributo di chi opera nel soccorso, ossia dei diretti interessati non è stato chiesto. Dalla lettura della bozza trasmessaci lo scorso 1° febbraio risulta che, per dare risalto al Corpo, è previsto che il Capo del Corpo venga nominato prefetto. Ma badate bene, prefetto di seconda specie, ossia un prefetto speciale che, per legge, può solo fare il vice capo dipartimento, ossia essere il vice di un prefetto. La montagna ha partorito il topolino!!

Certamente non è questo ciò che il Corpo dei Vigili del fuoco vuole, un corpo operativo che, da sempre, chiede di porre fine proprio a questo singolare dualismo al vertice fra Capo Dipartimento/Capo del Corpo e non riconosce un “Capo” diverso da colui che indossa la sua stessa divisa. È giunta l’ora che sia il Capo del Corpo a rappresentare nelle emergenze e nei precedenti momenti di pianificazione il ruolo dei Vigili del Fuoco. Egli e nessun altro deve essere componente del Comitato Operativo del Dipartimento di Protezione Civile e, per competenza, dovrebbe essere il vicario del Capo Dipartimento della Protezione Civile e non diventare un prefetto. A livello sia strategico che tattico, la poca chiarezza dei ruoli e queste duplicazioni, non possono che portare confusione nella catena di Comando di un sistema ben organizzato. Allora, per risolvere queste criticità, che soprattutto nelle emergenze possono mettere a rischio e rallentare la macchina dei soccorsi, la soluzione più semplice è una sola: fare chiarezza nella catena di comando, quindi di avere una sola figura di vertice che non può che essere un Vigile del Fuoco. In definitiva, quindi, non un aumento delle pianta organica dei prefetti come proposto, ma la diminuzione di un posto, con un duplice guadagno, avere un’unica figura a capo del Dipartimento e del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e un contestuale risparmio di spesa. Vale la pena ricordare poi che, dentro lo stesso Ministero dell’Interno, la componente Prefettizia non ha provveduto ad attuare i propositi voluti dal Parlamento. Basterebbe infatti operare in tal senso, peraltro in linea con i dettami della legge Madia in materia di revisione della organizzazione dei Dipartimenti, modificando la tabella B del Dlgs. 19 maggio 2000, n. 139, riducendo e quindi non aumentando un posto da prefetto e attribuendo all’attuale dirigente generale Capo del Corpo Nazionale il ruolo di Capo Dipartimento. Peraltro tutto ciò sarebbe in linea con quanto previsto dall’art 7 comma 1 del DPR 7 settembre 2001, n. 398 “I posti di funzione individuati nei precedenti articoli, sono attribuiti a prefetti e dirigenti generali e qualifiche equiparate, salvo che non sia diversamente disposto”. Ciò porterà quindi ad avere finalmente un corpo autonomo, con a capo un vigile del fuoco, come peraltro avviene anche negli altri corpi, con un proprio Comandante. Rappresentiamo infine che, lo spirito delle ultime riforme e delle norme sulla P.A., risulta del tutto tradito dagli articolati proposti di modifica sia del D.lgs. 139/06 che del D.lgs. 217/05, nei quali non esiste, infatti, alcun accenno alle valutazioni del merito, della qualità, della capacità e dell’impegno.

Redazione

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