Zes Taranto, l’on. De Lorenzis (M5S): “Si prospetta un inquietante intreccio con il petrolio lucano”

Il dibattito sulle Zes entra sempre più nel vivo: dopo le polemiche legate alla lotta tra Taranto da una parte e Brindisi e Bari dall’altra, è adesso la volta di un’altra polemica. L’onorevole salentino dei 5 Stelle, Diego De Lorenzis, ha infatti posto un faro sugli interessi delle multinazionali del petrolio che operano in Basilicata, le quali potrebbero essere interessate ad usufruire delle agevolazioni legate alla costituzione della Zes di Taranto. Riportiamo di seguito la nota di De Lorenzis.

Approvato al Senato il decreto 91/2017 che agli articoli 4 e 5 disciplina le Zone Economiche Speciali in meridione. In base a quanto previsto dal nuovo decreto, la ZES può essere costituita anche da aree non territorialmente adiacenti purché presentino un nesso economico funzionale e comprendano almeno un’area portuale. Inoltre, vi è la possibilità di realizzare una ZES interregionale: pertanto, aree della Basilicata potrebbero agganciarsi a città come Taranto, che, tuttavia, nel relativo gruppo di lavoro proprio sulle ZES, vede la presenza del Prof. Aldo Berlinguer (ex assessore all’Ambiente della Basilicata ed ex cda della gestione crediti di MPS e Banca Antonveneta) che ha sviluppato alcuni studi sulle zone franche e sulla fiscalità differenziata sui prodotti energetici in Basilicata trattando proprio di petrolio.

Rimangono dubbi sulle ZES soprattutto perchè si prospetta un inquietante intreccio con il petrolio lucano visto che il decreto impone un “nesso funzionale” come condizione per estendere la ZES anche in aree non adiacenti che tra la Basilicata e il porto di Taranto, è proprio il petrolio. Pertanto, le agevolazioni fiscali potrebbero avvantaggiare le multinazionali petrolifere che in questo periodo stanno passando un brutto momento.

Inoltre i criteri per l’istituzione della ZES saranno stabiliti da un decreto ministeriale del Governo PD che fino ad oggi ha sempre agevolato le multinazionali petrolifere. Si tratta di un indirizzo politico ben lontano dal volere dei cittadini che sia in Basilicata che in Puglia hanno dimostrato una forte opposizione ad una politica energetica basata sullo sfruttamento dei fossili.

Le occasioni perse si sprecano: si poteva discutere nel merito e con i territori di che tipo di modello produttivo ed economico si volesse agevolare. Non a caso in Senato è stato respinto l’emendamento del M5S che proponeva di inserire tra i criteri dell’istituzione della ZES anche quello della riconversione economica delle aree. Questo significa che vogliono continuare ad agevolare gli attuali assetti produttivi inquinanti. Ancora una volta il Governo utilizza i fondi di Coesione per imporre al sud una politica industriale vecchia fatta di idrocarburi e attività ottocentesche.

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