BRINDISI – La casa circondariale di Brindisi, sita in via Appia, dovrà trovare ubicazione fuori dal centro abitato, così come avviene in altre parti d’Italia, onde consentire maggiore sicurezza ai cittadini.
E’ questo l’allarme che OSAPP (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) lancia alla politica locale e nazionale.
Questa mattina, il presidente regionale OSAPP Salvatore Colazzo, assieme al vice segretario regionale Ruggiero Damato, hanno effettuato un sopralluogo nel carcere di Brindisi, riscontrando non poche criticità, ad eccezione dell’infermeria (criticità abbondantemente snocciolate nell’articolo del 7 marzo scorso https://www.newspam.it/la-vergogna-delle-carceri-pugliesi-quello-di-brindisi-da-istituto-pilota-a-carcere-obsoleto).
Come prima cosa, si è riscontrato un palese disagio sul luogo in cui è allocato attualmente in carcere: nel quartiere Commenda. Secondo Damato, la struttura non sarebbe al passo con i tempi in quanto situata in pieno centro abitato, andando, così, ad ‘intaccare’ la normale quotidianità del cittadino.
L’edificio è stato sì ristrutturato secondo determinati canoni, ma non tenendo conto, a dire di OSAPP, di quelle che sono le priorità dei singoli agenti di polizia penitenziaria ed è, addirittura, sprovvisto di una caserma per gli operatori stessi e di un sistema di anti scavalcamento.
Damato, però, loda l’operato dell’attuale direzione del carcere; le criticità, infatti, “sono da attribuire alla politica dei penitenziari regionali e nazionali, che è attenta più ai detenuti, infischiandosene del poliziotto”.
Inoltre, il carcere del capoluogo messapico è piccolo ed ha una capienza regolamentare attorno ai 120-130 detenuti. Attualmente, però, è sui 150. Nonostante questo, c’è carenza di personale, pari ad una sessantina di unità. La pianta organica, infatti, ne prevede 180, ma ora si aggira a 120 circa. “La carenza maggiore – ha spiegato Damato – arriva nel ruolo agenti-assistenti, ossia la spina dorsale delle istituzioni di polizia penitenziaria”.

Anche il reparto piantonamento è obsoleto: “I mezzi – ha denunciato ancora il vice segretario regionale OSAPP – non sono conformi all’attuale esigenza del servizio”.
L’unica voce fuori dal coro (almeno quella) è il reparto infermeria dell’istituto penitenziario: “E’ all’avanguardia – ha proseguito ancora il referente sindacalista – perché ci sono ambulatori in cui vengono effettuate visite mediche e tutto ciò che ne concerne”.
Infine, Damato ha concluso così: “Inutile spendere milioni di euro per migliorare l’istituto, quando non può più essere allocato nel centro urbano. La politica deve trovare valide alternative”. Difatti, gli abitanti degli appartamenti che fanno da perimetro all’istituto penitenziario si sentono ‘osservati’, in quanto il detenuto è libero di sbirciare ogni movimento del cittadino.
Secondo il presidente regionale OSAPP Colazzo, le istituzioni posso fare tanto: “Se si vuole avere l’istituto di Brindisi – ha illustrato – bisogna individuare una area e costruirlo con criteri moderni. Ci sono norme che prevedono che il detenuto non debba avere determinate possibilità, all’interno della propria stanza, di movimenti continui relativi, ad esempio, alla doccia ed all’angolo cottura. Quest’ultimo è impossibile averlo nella propria cella. Insomma, una serie di aspetti obsoleti che hanno ripercussioni sia sul personale, sia sui detenuti e sia sulla stessa direzione, che deve essere sempre più vigile”.
Dulcis in fundo, il personale del carcere di Brindisi, oltre ad avere una età media elevatissima (47 anni, ndr), non frequenta da decenni corsi di aggiornamento, di autodifesa o di esercitazione al poligono di tiro. Inoltre, per legge, data la delicata situazione che inevitabilmente si crea nelle carceri, ogni singola unità operativa dovrebbe sottoporsi a regolare visita psicologica, cosa che a Brindisi non avviene e, forse, mai è avvenuta.
Insomma, bollino nero per la casa circondariale di Brindisi, che passa da istituto pilota, a carcere obsoleto.
![]() |
Tommaso Lamarina Redazione |
Secondo me sta bene lì dov’è! Perchè non potrebbe stare in città? Anzi, i detenuti si sentono vicini alla vita cittadina. Io sono stato nel carcere di Lecce. Ci si sentiva esiliati. Cacciati dalla vita civile e sociale. Una aberrazione. Sul fatto che i locali siano “obsoleti” (termine improprio e fuori luogo) possono essere modificati e ammodernati per rendere il carcere di Brindisi idoneo ad ospitare e rieducare i detenuti.