BRINDISI – Bollino nero e bocciatura per le carceri della Puglia, in particolar modo per quello di Brindisi, che doveva vantare una tecnologia 2.0, di fatto inesistente.

Lo sostiene a caratteri cubitali il vice segretario regionale OSAPP, Ruggiero Damato.

Purtroppo, il problema delle carceri in Italia è un neo che da troppo tempo il Paese si porta dietro e che in tanti (leggi, Istituzioni, ndr) tendono sempre più a snobbare. Ma come tutte le criticità, col tempo – se non affrontate – rischiano sempre più di ingigantirsi, fino, poi, ad arrivare ad un tracollo generale.

Qualcuno potrebbe anche pensare che il Paese ha ben altri problemi di cui occuparsi; vero, ma è vero anche che le carceri vengono gestite da persone e non da robot. Ed in quanto entità umane, vanno tutelate. Non solo. Non fornendo loro un adeguato sostegno, in malora andrà anche l’intera sicurezza dei cittadini, in quanto le case circondariali versano in condizioni pressoché penose: evasioni, parchi auto obsoleti e carenza di personale atto al monitoraggio dei detenuti.

Il quadro generale lo fornisce lo stesso Damato: “La Puglia – ha sostenuto il vice segretario regionale OSAPP – è una delle regioni più sovraffollate d’Italia per quanto riguarda i detenuti nelle carceri, in particolare quelli di Lecce, Taranto e Foggia. Questi tre istituti penitenziari hanno una capienza regolamentare che viene superata abbondantemente del 50%”.



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La Regione, poi, pare abbia i più vecchi agenti di polizia penitenziaria: “Da molto tempo – ha proseguito Damato – da noi non viene inviato personale ‘giovane’ e vi è una carenza dello stesso di circa 700-800 unità. Brindisi? Il carcere del capoluogo messapico è piccolo ed ha una capienza regolamentare attorno ai 120-130 detenuti. Attualmente – ha specificato – siamo sui 150. Anche qui c’è carenza di personale, pari ad una sessantina di unità. La pianta organica ne prevede 180, ma ora siamo a 120 circa”.ruggiero damato

Dunque, se la matematica non è una opinione, significa che i detenuti superano di 30 unità il personale penitenziario di Brindisi. Inoltre, la casa circondariale di via Appia subisce un clamoroso autogol. Infatti, sarebbe dovuta essere all’avanguardia in quanto designata come istituto pilota, in cui si sarebbe dovuta attuare l’apertura automatica delle zona detentive: “All’inizio era così – ha spiegato ancora il vice segretario regionale OSAPP – poi, però, non è più successo”. Il motivo di questo intoppo non è chiaro, ma pare che la tanto millantata tecnologia voluta fortemente nel carcere brindisino abbia subito alcuni rallentamenti/problemi gestionali.

Anche il dato relativo alla sicurezza non lascia tranquilli: “La sicurezza degli istituti di pena pugliesi è alquanto allarmante – ha tuonato Damato – motivo? Presto detto: con tutte le notizie di evasione che giungono dagli istituti di Centro e Nord Italia, le carceri della Puglia, quasi nella totalità, non hanno un sistema anti scavalcamento, anti intrusione nè un sistema di allarme interno (in caso di rivolta)”.



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Pensate sia finita qui? Affatto. C’è da focalizzare l’attenzione anche sul parco auto. Secondo Ruggiero Damato, infatti, i mezzi in dotazione agli agenti di polizia penitenziaria sono totalmente fatiscenti, in quanto superano i 400.000-500.000 km e spesso rimangono in mezzo alla strada, perché non arrivano fondi per l’ordinaria manutenzione e revisione. Inoltre, “non si vede un mezzo di nuova generazione da tantissimi anni”, ha detto ancora Damato. Pertanto, tra automezzi obsoleti, carenza di unità e personale con una media di 47 anni, è chiaro che a rischio è soprattutto l’incolumità degli stessi operatori ma anche dell’intera cittadinanza. In aggiunta, “il personale non ha fa corsi di aggiornamento – ha detto Damato – ci sono unità che non vengono inviate all’esercitazione di tiro da più di dieci anni”.

Il fatto grave è che c’è un silenzio assordante da parte delle Istituzioni, regionali e centrali, la cui responsabilità dovrebbe essere quella di garantire sicurezza ai cittadini, attraverso la polizia penitenziaria, fornendo loro mezzi e uomini adeguati per la lotta alla criminalità. La sicurezza del carcere, ovviamente, non è fine a se stessa, ma ‘abbraccia’ anche quella pubblica. Le Istituzioni, quindi, dovrebbero fornire fondi da destinare sia alla sicurezza e sia alla formazione degli agenti. Stando così le cose, le poche unità che, forse, faranno il corso di aggiornamento, mettono di fatto in ginocchio i loro colleghi stessi a lavoro, perché manca il rimpiazzo.

“La criminalità organizzata– ha rivelato un Damato in piena – sta facendo passi da gigante. Riesce a far entrare di tutto e di più nelle carceri. Nel Nord, addirittura hanno introdotto droga e cellulari”. Verità imbarazzante, amara, ma purtroppo vera. Basti dare uno sguardo anche dall’esterno al carcere di Brindisi: esiste ancora un ‘omino’ sul muro di cinta con la mitraglietta addosso.

“Stiamo perdendo il controllo delle nostre carceri – ha concluso Ruggiero Damato – il ‘mondo’ del carcere non interessa a nessuno. Solo quando c’è un arresto eccellente se ne parla. Addirittura, tra gli agenti ci sono stati circa dieci suicidi quest’anno, proprio per questa situazione.”

Va evidenziato, infine, che per tutto quanto sopra detto, il personale del carcere di Brindisi sta valutando la possibilità di mettere in atto una protesta pacifica e democratica, astenendosi dall’utilizzare la mensa di servizio.



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Tommaso Lamarina
Redazione

1 COMMENTO

  1. Chi comanda e non e all’altezza dovrebbe lasciare subito. Dare ordini dietro una scrivania al caldo, fare straordinari seduti comodamente non da il diritto di continuare a commettere errori su errori tutti i santi giorni. E facile dare ordini, il difficile e eseguirli…tanto chi ci lascia la pelle siamo sempre noi esecutori di ordini…Questi cosi detti comandanti ….messi in istituti per raccomandazione o perche altri meglio di loro non ci sono….dovrebbero lasciare subito…prima o poi ci scappera il morto. Buona serata.

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