VIDEO – Autonomia: le richieste di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sull’ambiente (da Il Graffio – Telenorba)

Le Regioni interessate al federalismo differenziato – Emilia Romagna, Lombardia e Veneto – reclamano quello che reputano sia un loro legittimo ambito di intervento – la normazione dell’ambiente – settore che si sovrappone a numerose competenze legislative regionali, quali l’urbanistica, la caccia, l’utilizzo delle acque pubbliche, solo per citarne alcune. Corposo è, infatti, l’insieme delle competenze su tutela dell’ambiente e dell’ecosistema.

Si va dalla programmazione triennale degli interventi di difesa del suolo e della costa regionali alla bonifica dei siti contaminati di interesse regionale, nonché alla rimozione dell’amianto; dalla conservazione e valorizzazione delle aree protette regionali alla tutela delle acque, al risanamento della qualità dell’aria, sino ad arrivare alla gestione integrata dei rifiuti urbani. La questione è prettamente politica: lo Stato è disposto davvero a cedere delle competenze legislative in materia di ambiente alle Regioni che lo richiedono? E cosa rischierebbe  in termini di unitarietà della tutela ambientale e pronta attuazione degli standard europei? In effetti, assicurare un elevato livello di tutela ambientale non è solo un’esigenza statale ma un principio di diritto europeo. D’altra parte, la tutela concreta dei beni ambientali passa spesso attraverso normative specifiche che disciplinano settori di intervento materiali più circoscritti, quali acque, rifiuti, suolo, energia che necessariamente si intrecciano con interessi, problematiche e competenze regionali, provinciali e locali. Da questo punto di vista, può essere quindi opportuno che le Regioni ne disciplinino alcuni aspetti, anche per garantirne una migliore attuazione. Ma i punti cardine irrinunciabili restano, però, la disciplina europea – i cui obiettivi e strumenti principali devono essere rispettati – il mantenimento di una parallela competenza statale in materia di ambiente, per cui la competenza regionale risulterebbe necessariamente concorrente, e la necessità di rafforzare le sedi di coordinamento con lo Stato.

La chiave di volta del sistema sta, quindi, nel coordinamento tra i vari livelli, sia per prevenire un conflitto istituzionale che per assicurare un’adeguata tutela dell’ambiente. In questo modello, non c’è spazio per una competenza esclusiva in materia di ambiente, che sia dello Stato o delle Regioni. Ferma restando la necessità comunque di un coordinamento con le altre Regioni italiane sulle questioni di portata extraregionale e che, diversamente, finirebbero per essere tagliate fuori.

Pamela Spinelli (da Telenorba – Il Graffio)

 

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