BRINDISI – Ospitiamo una riflessione di Giorgio Sciarra in riferimento alla riqualificazione di via Amerigo Vespucci, con particolare riferimento al bando per la concessione di tre chioschi:

Un mio pensiero su via Amerigo Vespucci, sui lavori di “riqualificazione” e sul bando per la concessione dei chioschi.
Al solito, in considerazione del sito di grande pregio paesaggistico, si è persa l’ennesima occasione per fare un progetto di qualità che avrebbe portato risultati qualitativamente conseguenti.

So di non poter essere smentito quando affermo che la via in oggetto è quella che, lambendo il seno di ponente, offre la vista cittadina più spettacolare e affascinante. Non per niente è stata riprodotta diverse volte nelle più note “stampe” antiche della città (qui ne riproduco alcune che vanno dalla fine del ‘700 alla prima metà dell’800).
Quindi, via Amerigo Vespucci possiede un valore paesaggistico inestimabile, indiscutibile. Pregio che l’associazione Italia Nostra (in quel periodo ne ero socio) tentò di difendere con forza dall’intenzione di installare alcuni chioschi, camuffando tale volontà con lavori di restyling per i quali fu previsto un finanziamento di 500.000 (cinquecentomila) euro. Non ci riuscimmo, si consumò quella volontà. Vedere, oggi, quanto realizzato rafforza l’opinione iniziale, i lavori del “restyling” sono stati pensati, progettati e realizzati in funzione dei chioschi.
Siamo arrivati ai giorni nostri e, piaccia o non piaccia, i lavori sono pressoché terminati, a giorni dovrebbero installare anche i tre chioschi per la cui concessione è stato predisposto un bando pubblico che, a mio avviso, presenta alcuni punti discutibili.
Alcuni giorni fa Francesco Caringella, durante la presentazione del suo libro “La corruzione spuzza”, espresse – parola più parola meno – il seguente condivisibile concetto: in Italia vi sono troppe leggi e norme, oltretutto scritte in modo da prestarsi a varie interpretazioni da parte di chi le dovrebbe applicare, ed è proprio in queste, spesso molto personali, interpretazioni che si annida la potenziale corruzione o il clientelismo. Si consideri che terminata la gestione commissariale, l’amministrazione comunale ritornerà ai vecchi e soliti “padroni”, quindi ricomincerà il solito refrain.
Nel bando si legge che “Il valore a nuovo della struttura, comprensivo degli arredi e delle attrezzature, ammonta a 83mila euro” per cui il concessionario dovrà munirsi di adeguata polizza assicurativa per gli eventuali danni di fine concessione. Se si considera il valore del chiosco e quello paesaggistico del luogo molto più elevato, appare del tutto inadeguata la rata mensile di 210 euro (se pur soggetta ad aumenti), chi non pagherebbe una tale cifra per un punto commerciale situato in un posto del genere? E’ immaginabile che la rata mensile non subirà sconvolgenti aumenti quindi sarebbe il caso (altrimenti a mio avviso si potrebbe raffigurare un danno erariale) di modificare adeguatamente la base d’asta, se i tecnici comunali non sono nelle condizioni di dare una valutazione equilibrata ci si rivolga all’UTE (Ufficio Tecnico Erariale).
Altro aspetto che si presta a interpretazioni è il seguente punto “Il concessionario non potrà apportare alcuna modifica nè addizione all’immobile concesso senza il preventivo consenso scritto del Comune”. Ma come, il chiosco è frutto di un progetto recentissimo che avrebbe dovuto valutare ogni aspetto e già si offre la possibilità di apportare delle modifiche? E’ un po’ strano. Il chiosco non dovrebbe subire alcuna modifica se il progetto della struttura ha tenuto conto delle esigenze dell’attività commerciale che si dovrà esercitare. Se si continua a leggere attentamente il bando si potrebbero trovare altri punti da “limare” per evitare future improprie interpretazioni.

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