11 ordinanze di custodia cautelare eseguite, sei delle quali ai domiciliari, 50 kg di droga smerciati, 30 indagati accusati di far parte di un’associazione per delinquere armata, finalizzata al traffico di droga, soprattutto marijuana e hashish. Sono i numeri dell’operazione “Fire” dei carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni . Coordinate dalla Dda di Lecce , le indagini sono partite dall’attentato incendiario del 16 agosto 2019 ai danni dell’auto privata di un maresciallo dei carabinieri a Latiano, risultato poi una ritorsione nei confronti del sottufficiale per una multa elevata ad un noto pregiudicato mesagnese contiguo ad ambienti mafiosi. Da lì la scoperta dell’esistenza su Mesagne di un sodalizio criminale vicino ad alcune famiglie storiche della Scu. Nonché il coinvolgimento di soggetti incensurati o ormai da anni lontani da vicende giudiziarie, tra cui un insospettabile professionista mesagnese. Il gruppo sgominato sarebbe stato capeggiato, come sostenuto dagli investigatori , dal fratello di un boss Scu ucciso in un agguato, a cui si aggiunge la presenza di figli e parenti di altri componenti di clan locali. Dalla ricostruzione investigativa emerge come il sodalizio fosse arrivato a spacciare persino su alcune piazze del Veneto, soprattutto della provincia di Verona. Tra le basi operative dello spaccio anche un insospettabile circolo ricreativo e un noto bar di Mesagne già oggetto di agguati negli anni che hanno caratterizzato l’ascesa in loco della Scu.