Stazione Marittima: ecco cosa c’è dietro lo “scandalo”

BRINDISI – Sarebbe più utile impiegare il tempo a disposizione per informare i cittadini su questioni di interesse pubblico ma vabbè, è giusto anche spiegare ai lettori alcuni meccanismi.

Chiedendo informazioni agli uffici dell’Autorità Portuale (canale ufficiale e non ufficioso/fantasioso come quello dal quale attinge qualcuno) si è appreso che i lavori per la realizzazione della stazione marittima di Costa Morena-Punta delle Terrare sono stati  in un primo momento finanziati attraverso i fondi statali rivenienti dalla Legge n. 166 del 2002, ma poiché tale Legge prevedeva a carico dell’Ente portuale un’anticipazione di cassa, con conseguente contrazione di mutui ed assunzione di oneri aggiuntivi, nel 2012 l’Ente ha deciso di compiere una scelta differente.

Poiché i 14 mln di euro da spendere nell’ambito dell’Interreg Grecia-Italia 2000-2006 non erano stati spesi dall’Authority, nel 2012, davanti alla concreta possibilità di utilizzare tali risorse per la realizzazione della stazione marittima (il che avrebbe consentito di risparmiare sugli oneri legati ai mutui da contrarre), l’Ente ha deciso di utilizzare tale canale di finanziamento e di rinunciare pertanto al finanziamento ministeriale.

Ciò è stato possibile in quanto al momento della effettuazione della gara d’appalto non è necessario indicare la radice di finanziamento quanto provare la capacità di indebitamento dell’Ente. A riprova di ciò, l’Autorità Portuale, nell’ultimo periodo, aveva indicato che l’opera sarebbe stata realizzata con fondi a carico del proprio bilancio. Adesso che finalmente i fondi rivenienti dall’Interreg Grecia-Italia 2000-2006 sono entrati nella disponibilità della Regione, la stessa, con una determina risalente a circa due mesi fa, ha provveduto a girare tali somme (utili alla realizzazione della stazione marittima) all’Autorità di Sistema Portuale dell’Adriatico Meridionale.

Ciò che è importante sottolineare di questa vicenda è che Brindisi non ha perso i 14 mln di euro “promessi” nel 2002 dal Ministero dei Trasporti: tali finanziamenti, infatti, così come accaduto ad esempio per lo Shuttle o per l’Addendum all’accordo tra Marina Militare e Autorità Portuale, sono vincolati alla realizzazione dell’opera precipuamente indicata. Dunque, se non si realizza l’opera o se si individuano altri canali di finanziamento come nel caso di specie, quei fondi non spettano più all’Ente richiedente. Questo è quanto. Sempre  che si abbia voglia di affrontare con costrutto le vicende.

Andrea Pezzuto
Redazione

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