OSTUNI-Domenica 12 Novembre, serata di grande partecipazione e commozione ad Ostuni presso la parrocchia Santa Maria delle Grazie per la dedicazione del salone parrocchiale a Teresa Lapenna.

Teresa nonostante la sua breve esistenza (solo 22 anni) ha lasciato una scia luminosissima, una traccia indelebile nel cuore di tanti. Si, perché come spesso lei ripeteva: «non conta quanto si vive ma come si vive».

A quasi 20 anni dalla sua nascita al Cielo si sente viva la sua presenza, lei è viva e presente nel cuore non solo della sua famiglia, dei parenti, degli amici ma anche in coloro che l’hanno conosciuta per poco o “conosciuta” leggendo la sua storia.

«Intitolare il salone parrocchiale a Teresa – spiega il parroco – significa raccogliere la bella testimonianza di vita di Teresa e rendere viva la sua memoria».

Come chiesa ci stiamo preparando a vivere il Sinodo dei Giovani.

Paolo VI nell’Evangelii Nuntiandi scriveva: «I giovani ben formati nella fede devono diventare gli apostoli della gioventù». Più di qualcuno ha definito Teresa: “giovane apostolati tra i giovani”.

Il parroco don Peppino afferma: «Teresa è certamente un esempio di vita per tanti giovani che vogliono dare un senso e orientare ai fini più grandi la loro vita».

La serata inizia con un cenacolo di preghiera animato dai giovani Gam della parrocchia leggendo l’invito dell’arcivescovo emerito Mons. Rocco Talucci ad imitare le virtù di Teresa e ad aprire il cuore al Signore.

Il tema del cenacolo di preghiera è stato: “Una sola vocazione, la Santità” .

Ognuno di noi è chiamato ad essere santo seguendo l’invito del Signore: «Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo» (Lv 19,2).

La santità è il carattere distintivo del cristiano, è il volto più bello della Chiesa, non è una prerogativa di alcuni ma è un dono che viene offerto a tutti nessuno escluso.

La volontà di Dio per ciascuno di noi è la santità, la nostra santificazione: «Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione» (1 Ts 4,3).

Con il sacramento del Battesimo siamo anche entrati a far parte dei santi che sono sulla terra.

Nella chiesa per essere veramente moderni, bisogna essere santi perché come diceva Leon Bloy: «L’unica vera tristezza è quella di non essere santi».

«I santi – afferma papa Francesco – non sono super uomini, né nati perfetti. Sono come noi, persone che prima di raggiungere la gloria in cielo hanno vissuto una vita normale, con gioie e dolori, fatiche e speranze. Cosa ha cambiato la loro vita? L’amore di Dio; hanno speso la loro vita al servizio degli altri, hanno sopportato sofferenze e avversità senza odiare e rispondendo al male con il bene, diffondendo gioia e pace».

Terminato il cenacolo è stata celebrata la Santa Messa presieduta dal parroco don Peppino Capriglia. Al termine è stato inaugurato il salone parrocchiale, con la targa e la foto di Teresa che capeggiavano al centro della sala. Momento toccante, nell’aria silenzio, gioia e lacrime. Nella mente di ciascuno riaffiorano i momenti trascorsi con Teresa.

Il silenzio è rotto dai giovani Gam che hanno intonato uno dei canti preferiti di Teresa: “E’ la strada per e dalla lettura di una sua poesia, “l’Amore”.

«Teresa nella semplicità della sua giovane vita – dichiara chi l’ha conosciuta – ci ha insegnato che per essere santi non occorre fare grandi cose ma fare bene e con amore tutte le cose. Sin da piccola coltiva numerose passioni: balla nel gruppo folk, scrive poesie, recita e prepara recite per i suoi piccoli amici: i bambini del catechismo che cura e ama come fossero membri della sua famiglia.

Quanto amore metteva in tutto ciò che faceva! Eppure la sua giornata era piena di impegni: studio, lavoro, famiglia, parrocchia, il Gam, le attività di evangelizzazione, gli anziani e ammalati da visitare, amici da consolare … in tutto Teresa rivelava una maturità e responsabilità, un equilibrio e una concretezza straordinarie per la sua età».

Prendeva tutto a cuore: sapeva accogliere, ascoltare, consigliare, consolare. «Volere bene significa volere il bene dell’altro» diceva e ancora: «la mia felicità è nel vedere negli occhi di coloro che amo la gioia».

«Mi colpì – racconta un testimone – perché rivelava il suo zelo profondo per le anime e l’entusiasmo con cui si “buttava” nelle opere del Signore. Teresa ci ha insegnato che i primi missionari tra i giovani devono essere i giovani stessi, non schiavi delle loro passioni, ma innamorati di Dio e attenti al vero bene dei loro amici».

«Il punto di forza di Teresa – scriveva Mons. Todisco – stava in una religiosità che al di là della tradizione e consuetudine, si faceva chiara maturità di fede. Al suo Signore Teresa poteva rivolgersi da persona a persona nella linea dell’amicizia-amore che la illuminava di gioia, sì da farle abbracciare tutti e tutte le cose».

Mons. Talucci di lei ha scritto: «una ragazza del nostro tempo, piena di vita e di fede, aperta al mondo e a Dio, coerente nel presente e orientata al futuro nelle nani di Dio».

Quale il segreto dell’incisività di Teresa, quale il suo tesoro? Gesù Cristo incontrato sotto la guida tenera e forte di Maria sua Madre.

La sua giovane esistenza possa illuminare tanti giovani perché «è la febbre della gioventù che mantiene il resto del mondo alla temperatura normale. Quando la gioventù si raffredda, il resto del mondo batte i denti» (Bernanos).

L’augurio è che ogni giovane possa mantenere alta la sua temperatura spirituale per poter scaldare e illuminare l’umanità.

Per testimonianze inviare a:

Parrocchia Santa Maria delle Grazie

C.so Umberto I

72017 Ostuni (BR)

oppure a cenacologam@gmail.com (scrivendo in oggetto: TERESA LAPENNA)

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