BRINDISI – A furia di gridare “al lupo al lupo” alla fine non ci crede più nessuno. Ebbene, questa volta bisogna prendere sul serio contezza del fatto che il Comune di Brindisi, e la città tutta appresso ad esso, ha imboccato la strada che porta diritta all’inferno.
Purtroppo, i cittadini non hanno mai compreso fino in fondo il rischio che si corre nel sottovalutare sistematicamente l’importanza del voto espresso nella cabina elettorale, perché è lì che si può fare concretamente la differenza. Così, a un giorno dai festeggiamenti del Capodanno, la città si presenta sotto assedio, costretta a ripararsi alla meno peggio dal fuoco incrociato alla quale è sottoposta per via della insipienza e del disamore di chi la amministra (ma anche di buona parte dei suoi cittadini).
I problemi e le situazioni di disagio ed allarme oramai non si contano più. La conferenza stampa tenuta ieri dal sindaco e dall’assessore al bilancio non hanno fatto altro che togliere il tappo al vaso di pandora, oramai da tempo pronto a manifestare tutti i mali della città.
Dicevamo della impossibilità oggettiva di tenere il conto e di elencare tutte le situazioni esplosive pronte ad azionarsi con un effetto domino che potrebbe davvero devastare la città.
Partiamo dalla crisi finanziaria. Il Comune paga principalmente le problematiche da anni irrisolte, riguardanti la partecipata Brindisi Multiservizi e la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.
Riguardo la prima, con delibera di giunta si è provveduto ufficialmente ad esprimere l’indirizzo di fondere la Bms e la Energeko. Tale operazione dovrà essere approvata dal consiglio comunale entro il 23 marzo prossimo; contestualmente, l’Amministrazione comunale dovrà approntare un piano industriale (di razionalizzazione) di concerto con i tecnici dell’Anci. Questa operazione, però, equivarrà a sobbarcarsi i costi dell’ennesimo ripianamento delle perdite del bilancio del 2014, pari ad un milione e trecentomila euro, oltre ad un piano di rateizzazione dei debiti con enti previdenziali, erario e fornitori. Queste uscite non possono che riverberarsi sulle casse comunali, rectius sui cittadini. Così, per provare a non sforare nuovamente il patto di stabilità, l’amministrazione ha intenzione di recuperare risorse da altri capitoli: in soldoni, drenando risorse al welfare sociale.
Quello che è passato sottotraccia, però, è che tali misure “lacrime e sangue” a nulla potrebbero servire, stante l’onerosa situazione che il Comune è costretto ad affrontare sul fronte dei contenziosi. Infatti, le condizioni contrattuali capestro che sono intercorse in questi anni con Nubile, Ecologica Pugliese, Multiservizi, Natuna, ecc., si stanno tutte assieme ritorcendo come un boomerang contro il Comune, in quanto l’Ente, in questi mesi, viene quasi quotidianamente tempestato di atti di pignoramento presso terzi. Che vuol dire? Semplicemente che i soggetti che hanno rapporti con le società suddette, non riuscendo a recuperare i crediti presso i diretti interessati, si rivolgono al Comune, soggetto affidatario dei servizi.
Dove reperire tutte queste somme dunque? Dicevamo dal welfare, ovvero aumentando i costi per l’attività delle società sportive, aumentando ancor più quelli per il (dis)servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti: in fondo, perché ridursi al solo primato della Tari più alta d’Italia, quando si può conseguire anche il primato dei costi più alti in ambito sportivo o, perché no, anche culturale?
Sulla questione dei ticket sportivi, poi, si rasenta il ridicolo. Il 29 agosto scorso l’amministrazione, a fronte di un aumento del 266% dei costi deliberato dall’allora commissario Cesare Castelli, aveva deciso di ridurre di 100.000 euro l’importo a carico delle società sportive. Adesso si apprende che per l’anno prossimo si provvederà ad un nuovo aumento, col quale il Comune recupererà i 100.000 euro defalcati in agosto e, probabilmente, chiederà un’ulteriore integrazione. La situazione, anche in questo caso, meriterebbe approfondimenti di altro genere. Il Comune, infatti, paga 1 milione e 300 mila euro l’anno alla società Natuna per il servizio di manutenzione degli impianti sportivi; l’Ente comunale può coprire tale esborso mediante i ticket, nella misura del 36% della somma complessiva. Ad oggi, 1 milione lo mette il Comune, 300.000 euro le società sportive. L’intenzione dell’amministrazione, dunque, è quella di sfruttare al massimo quello che la legge prevede. In questo quadro si innesta la condizione della Natuna, il cui contratto scade nel febbraio prossimo. Proprio questo aspetto potrebbe costituire il pomo della discordia tra il Comune e la società dell’Enel Basket Brindisi. Le trattative tra le due parti per addivenire ad un accordo sulla gestione diretta del PalaPentassuglia vanno avanti già da alcuni mesi. La società, per grandi linee, sarebbe disponibile a firmare una convenzione che preveda l’affidamento esclusivo della gestione del PalaPentassuglia in capo ad essa, con oneri ed onori annessi. Il problema, però, potrebbe riguardare proprio la situazione della Natuna, i cui dipendenti, secondo una clausola contrattuale, dovrebbero essere ricollocati all’interno della pianta organica comunale una volta interrotto il rapporto tra le parti. Si può ipotizzare, pertanto, che il Comune abbia avanzato la pretesa che la New Basket assorba parte del personale della Natuna, e che, di converso, la società cestistica non gradisca tale proposta, in quanto, giustamente, se dovesse accollarsi la gestione dell’impianto, vorrebbe farlo attraverso personale di fiducia.
Passiamo ora all’aspetto squisitamente politico. Alle dichiarazioni dell’assessore Del Grosso, è seguita una levata di scudi interna alla maggioranza stessa, con l’assessore Greco, il consigliere Luperti, Toni Muccio, ed i Cor che hanno espresso ad alta voce il proprio dissenso verso il merito degli interventi finanziari e verso il modus operandi del sindaco e dell’assessore, i quali hanno oltrepassato la preliminare discussione in commissione bilancio, decidendo il futuro della città in sconcertante autonomia.
Tali dissapori sono stati preceduti, in verità, da quelli manifestati dal consigliere dei Coerenti, Ribezzi, e dalla mancata firma sulla delibera di giunta inerente agli atti di indirizzo sulle partecipate da parte del vicesindaco Silvestre e degli assessori in quota Cor.
Inoltre, non passi inosservato il disappunto di Muccio, esponente del movimento di Ferrarese, il cui patto di ferro con Fitto determina la vita o la morte di questa amministrazione. D’altronde, Ferrarese è stato presidente della squadra di basket per tanti anni, e non crediamo che, al posto di Marino, avrebbe preso bene una proposta come quella avanzata dall’amministrazione comunale alla società, così come non crediamo avalli la scelta di sterminare le poche realtà sportive rimaste in attività. Oltre alla scomparsa di storiche società sportive, infatti, ve ne sono altre che non pagano il ticket da mesi, altre che rinunceranno a fare attività sportiva dal 1° gennaio, con ciò creando il paradosso di un peggioramento della situazione delle casse comunali. Infatti, continuando ad aumentare i costi dei ticket, l’amministrazione rischia di non rientrare neppure dei 300.000 euro attuali, data la crescente morìa del movimento sportivo locale.
Tra l’altro, con il blocco delle assunzioni previsto dal piano di razionalizzazione approntato per la Bms per il triennio prossimo, non sarà possibile, probabilmente, neppure internalizzare, attraverso la società in house, il servizio svolto dalla Natuna.
Insomma, mentre al Comune di Brindisi si pensa ancora a fare dispettucci alla società di basket, al politico o al cittadino inviso di turno, la città pare destinata verso un ineluttabile fallimento, non tanto finanziario, quanto personale di ogni singolo cittadino di questo fecondo ma bistrattato territorio.
Si dice che solo quando l’acqua arriva al culo si reagisce: nel nostro caso è già arrivata al naso, ma forse facciamo ancora in tempo, con un colpo di reni sul gong finale, a salvare il salvabile, a patto che tutti lo vogliano davvero.
Auguri di buon anno Brindisi, ne hai bisogno!
Andrea Pezzuto
Dateci un consiglio su come le società sportive possano dare il loro contributo, non certo economico, per salvare un movimento sportivo che muore.
Ma questi magna magna che occupano gratis nn è ora che la finisco… anche perché si paga e profumatamente