BRINDISI – E’ una solfa detta e ridetta, sentita e risentita; ma, purtroppo, sempre attuale.

L’origine della questione risale nel periodo delle ultime elezioni amministrative, svoltesi sia nel capoluogo che in alcuni comuni della provincia di Brindisi. Come noto, nel mentre del rush finale vi sono gli exit poll, ossia le proiezioni sulle quali, poi, basare le percentuali sul probabile vincitore.

Così, nel mese di giugno, madre RAI ha affidato alla IPR Marketing il servizio di exit poll e proiezioni elettorali. A sua volta, l’IPR ha reclutato un centinaio di ragazzi della provincia brindisina (dai 19 ai 30 anni), come ‘relatori presso sezioni elettorali’, con l’obbligo di svolgere attività per la ‘rilevazione e trasmissione telefonica dei dati ricavati dallo spoglio delle schede elettorali, relative alla Elezioni Amministrative 2016’.

I giovani avevano il campito di esercitare il lavoro dalle 21:50 del 5 giugno 2016, sino alle 2:00 del giorno seguente, il tutto per 40 euro totali. Evidentemente mossi dal senso del dovere, i giovani hanno continuato a lavorare fino alle 5:00 del mattino (ma questo solo nella città di Brindisi), tre ore oltre il dovuto. In precedenza si era concordato con l’IPR una somma di 10 euro in più per ogni ora aggiuntiva, arrivando, così, a 70 euro complessivi.

Ma la ditta, venendo meno all’impegno contrattuale tra le parti, non ha pagato i ragazzi, nonostante nel contratto si fosse concordato che il compenso avrebbe dovuto arrivare entro l’1 settembre 2016.

Nello specifico, è intervenuto lo sportello ADUSBEF che, nella persona dell’avvocato Angela Dell’Aquila, ha intrapreso una azione legale contro la IPR Marketing.

Non si tratta solo di una semplice causa, ma di una mera questione di principio: ogni cittadino ha il diritto di essere retribuito per un servizio svolto.

Tommaso Lamarina
Redazione

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