BRINDISI – La Musica, quando raggiunge vette esplorate solo da grandi compositori come il maestro Nicola Piovani, più che ‘pericolosa’ diventa terapeutica. Il titolo dello spettacolo, ‘La musica è pericolosa’, si rifà alle parole proferite da Federico Fellini che, come raccontato da Piovani stesso, aveva una sorta di timore reverenziale nei confronti della musica, capace di smuovere forti emozioni senza l’ausilio di contenuti narrativi.




Sia concessa una digressione polemica: le proprietà della musica eseguita ieri sera avrebbero fatto bene soprattutto ai giovani brindisini – grandi assenti della serata – affetti da una ‘cloroformizzazione di massa’ che li rende poco permeabili alle varie forme espressive dell’arte. Tuttavia, le colpe di questa scarsa ricettività manifestata in più occasioni vanno individuate non tanto negli stessi, quanto nella classe politica locale, incapace di comprendere e trasmettere l’importanza ineludibile della cultura.

Tornando alla serata, per tracciare le coordinate del personaggio ospitato è sufficiente ricordare come le sue musiche abbiano accompagnato i lavori dei più grandi artisti della storia italiana, tra i quali Fellini, Monicelli, Mastroianni, De Andrè, Benigni, dal cui rapporto di collaborazione sono nate musiche intramontabili come ‘Quanto t’ho amato’ e, soprattutto, la colonna sonora del film ‘La vita è bella’, premiata con l’Oscar. Proprio l’esecuzione della celeberrima melodia ha avuto un grande impatto sul pubblico: in platea, infatti, all’udir delle prime note è calato un silenzio inverosimile, tant’era l’emozione della gente.

In Piovani amore e musica si intrecciano senza soluzione di continuità: non a caso la canzone ‘Quanto t’ho amato’ termina con la frase da lui stesso inserita ‘nell’amor le parole non contano, conta la musica’.

Così, tra aneddoti, mitologia e musiche che hanno scandito la sua vita e, di riflesso, quella degli italiani, sono trascorse quasi due ore di uno spettacolo che, per la sua unicità e per la grandezza dell’artista, è destinato ad entrare nella storia del politeama brindisino.

Andrea Pezzuto

 



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