PENSIONATI CGIL PUGLIA: “INVECCHIARE A CASA E’ MEGLIO”

“Abbiamo fame di risultati. Gli anziani hanno bisogno di recuperare fiducia con politiche di cambiamento vero in termini di servizi e assistenza”. Così il Segretario Generale SPI Cgil Puglia Gianni Forte in apertura del convegno su “Abitare e Domiciliarità, quando invecchiare a casa è meglio” svoltosi nella sala Trulli della sede della CGIL Puglia, a Bari, con ospiti in presenza e altri in video collegamento.

“Il dibattito sull’invecchiamento in epoca di pandemia ha preso una piega abbastanza discutibile. Nonostante il sacrificio di vite umane, sono emerse contrapposizioni fra generazioni che preoccupano, spiega Forte. Invece si tratta di ragionare intorno a nuove politiche e buone pratiche, partendo dal presupposto che se vivono bene i nonni, vivono bene anche i figli e i nipoti. Il punto è come si vive e dove si vive. Il tragico fallimento delle RSA di fronte all’aggressione del Covid 19 ha sparso sale sui nervi scoperti del nostro servizio socio-assistenziale. Riprende quota allora il dibattito sulla domiciliarità che comprende sì la casa in quanto abitazione ma anche ciò che la circonda: la storia, l’esperienza, la cultura, la memoria, il paesaggio. La gioia e la sofferenza di ciascuno”.

Lo SPI Cgil Puglia ha sollecitato Regione, Comuni, Arca (ex IACP), a mettere in campo nuove politiche per l’abitare degli anziani, per una idea diversa di vecchiaia, percorso che intende proseguire incontrando appena sarà possibile, i cittadini, nei luoghi in cui vivono per individuarne i bisogni.

“Il patrimonio dell’ARCA Puglia Centrale conta oltre 22.000 alloggi con una vetustà di circa 50 Anni – ha esordito l’Amministratore Unico Giuseppe Zichella. Molti di questi sono occupati da anziani. Gli immobili necessitano di manutenzione continua e vi è il bisogno di garantire la stabilizzazione delle risorse finanziarie di carattere nazionale e regionale. Noi rappresentiamo la storia del l’edilizia residenziale pubblica della Regione, il nostro compito è quello di costruire alloggi ma di fare manutenzione ed orientare la nostra attività nel fornire servizi agli occupanti. In particolare, per le fasce più anziane della popolazione è contano la sicurezza e i servizi tecnologici che garantiscano una quotidianità più serena e semplificata. Uno dei nostri obiettivi è quello di innestare nei contesti abitativi forme di convivenza allargate e che permettano la socializzazione soprattutto per coloro che vivono soli”.

La domiciliarità per Pasquale Chieco Sindaco di Ruvo e delegato ANCI Puglia è la risposta per affrontare i problemi ma anche le opportunità della longevità. Domiciliarità come spazio delle relazioni affettive, ma anche come luogo di cura adeguata. È questa la consapevolezza che muove le amministrazioni locali nell’affrontare gli interventi e le prospettive del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che annuncia una riforma volta alla non autosufficienza; una riforma capace di affrontare in maniera coordinata i diversi bisogni che scaturiscono dalle conseguenze dell’invecchiamento. Nel PNRR alcune criticità riguardano i servizi residenziali, specie in relazione alla riconversione delle RSA che nel Mezzogiorno andrebbero piuttosto potenziate con investimenti strutturali e tecnologici. E’ necessario, ha ribadito Chieco, che le importanti risorse destinate allo sviluppo dell’assistenza domiciliare integrata siano associate ad interventi di cura, di aiuto domestico e personale garantiti dalle “badanti”, fino ad oggi del tutto ignorate. Per la Puglia saranno chiamate in causa le misure nuovo Piano sociale regionale e della nuova Programmazione dei fondi strutturali 2021/2027”.

“In Puglia abbiamo le norme per promuovere l’invecchiamento attivo, il co-housing sociale e i condomini solidali – ha affermato – l’Assessora al welfare della Regione Puglia Rosa Barone. Da queste dobbiamo partire per consentire alle persone di invecchiare bene nelle loro abitazioni.  Ci stiamo confrontando con sindacati e associazioni per la redazione del piano triennale per le politiche sociali. Vogliamo favorire percorsi per l’autonomia e il benessere psicofisico, economico e sociale che sono fonte di ricchezza per l’intera società. Dobbiamo garantire la formazione permanente, la promozione della salute, la prevenzione, l’inclusione, l’equilibrio psicofisico, le iniziative culturali e di turismo sociale per favorire la partecipazione intergenerazionale”.

Per Carlo Moccia, docente di educazione architettonica e urbana al Politecnico di Bari lo spazio fisico è una delle condizioni indispensabili per favorire una vita migliore per gli anziani, la cui solitudine è spesso amplificata dagli spazi della casa. Vanno ripensati spazi di vita privata e spazi di vita collettivi, ridefinendo il patrimonio abitativo esistente, sviluppando forme di residenza che accentuino il vivere comune. Una sperimentazione potrebbe essere quella già esistente in Europa e in alcune parti d’Italia di definire nuove forme di costruzione della casa affinché appunto ci siano spazi comuni. Vanno ripensate le città e le periferie, riguadagnando una dimensione territoriale persa o presente solo nei piccoli comuni. Insomma ha concluso il prof. Moccia vanno ridisegnate la città come composte da tante città, luoghi identitari per sentirsi parte di una comunità mettendo al bando la solitudine attraverso il riconoscersi nei luoghi fisici.

Per il Segretario Generale della Cgil PugliaPino Gesmundo, “è importante creare condizioni ideali per far vivere bene un anziano in casa per attenuare i disagi. Ma vanno anche garantiti servizi collettivi, va tutelata la dimensione sociale dell’anziano, se è vero che tra 25 anni saranno un terzo delle nostre comunità. Serve dunque un approccio complessivo, serve guardare alla tecnologia, ai servizi, alle infrastrutture sociali e materiali. Va ricucito il tessuto sociale evitando le solitudini. È necessario creare un sistema che possiamo determinare con i progetti del PNRR: ad esempio un co-leaving per 50 alloggi tra giovani e anziani, in cui ognuno trova risposte ai propri bisogni, ma che tiene assieme le generazioni. Con Arca, Politecnico di Bari e Regione Puglia proseguiremo con la sottoscrizione di protocolli per sfruttare le occasioni di finanziamento. Migliorare le condizioni di vita come dovere ma ricordando anche che il welfare è comunque fattore di sviluppo in un territorio nell’ambito di un processo più generale di riforma del Paese”.

“Abbiamo tutti piena consapevolezza di quanto anni di tagli alla spesa pubblica abbiano indebolito il sistema socio sanitario del Paese – esordisce l’Assessore al bilancio della Regione Puglia Raffaele Piemontese. Per esempio, siamo senza medici e infermieri, abbiamo bisogno di estendere il modello dell’assistenza domiciliare integrata per cui la Regione Puglia garantisce il livello essenziale minimo previsto a livello nazionale, riuscendo a raggiungere a casa il 4 per cento dei pugliesi con più di 65 anni di età che hanno bisogno di assistenza, evitando loro l’ospedale. Ma è chiaro che non possiamo fermarci a quel livello minimo, soprattutto perché abbiamo esperienza del crescente bisogno di condividere servizi nuovi e perché il potenziamento dell’assistenza domiciliare è uno degli obiettivi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: in questo senso abbiamo bisogno di riformare le procedure per far sì che la stagione di investimenti pubblici che sta aprendosi cambi davvero in meglio la vita di tutti”.

Lo spazio possibile di intervento conclude Ivan Pedretti Segretario Generale SPI Cgil Nazionale deve essere condiviso sia dal punto di visto politico-sindacale che sociale. È un momento straordinario per il Paese, una grande possibilità di ricostruzione e di avviamento delle riforme. Un anziano che partecipa alla vita sociale è una risorsa. Noi abbiamo ottenuto un confronto per la scrittura della legge sulla non autosufficienza attesa per troppo tempo. Nel PNRR ci sono interventi finanziari per il Sud e dobbiamo utilizzarli per far ripartire il Mezzogiorno con benefici anche per il resto del Paese. Per noi è importante che questa operazione abbia un risvolto di qualità e stabilità dell’occupazione. Se c’è condivisione io penso che il Paese ce la possa fare”.

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