Lezioni di anatomia. Il corpo umano in quindici storie

Prendi il corpo e fallo a pezzi: probabilmente suonava così l’invito rivolto dalla BBC ai quindici scrittori in lingua inglese di Lezioni di anatomia. Il corpo umano in quindici storie (minimum fax) i quali, raccogliendo la sfida, hanno dissezionato le membra umane rendendole di volta in volta fulcro delle rispettive narrazioni. Il libro, nei suoi quindici capitoli, si presenta come un’escursione all’interno delle cavità del corpo, nelle viscere profonde dell’essere, nei segreti delle funzioni degli organi. Quello che sorprende è la capacità dei racconti, ciascuno con le proprie peculiarità stilistiche, di unire piglio scientifico e autobiografico, ricerca medica e filosofica, arguta ironia e tenerezza commossa nel ricordo di un passato che non è più. Perché tutti noi siamo corpo, la vita è fatta di corpi che talvolta perdono pezzi: ogni aspetto dell’esistenza deve vedersela con corpi che si ammalano, che guariscono – luoghi in cui nascono emozioni e punti fermi del nostro porgerci al mondo. Dunque «lasciamo che i nostri nasi ci facciano orgogliosamente strada» e ci conducano attraverso «i viaggi nel tempo, gioia, casa, colpi al cuore» di A.L. Kennedy, o riconosciamo la bellezza che spetta ad ogni cicatrice e il codice linguistico della pelle quando parla al posto nostro. Se Daljit Nagra, in Polmoni, traccia per noi un parallelismo tra l’attività del respirare e la musicalità della poesia, perché quest’ultima crea una pressione respiratoria attraverso l’elaborato schema musicale di cui è fatta e le sue parole sono in grado di «alterare nei lettori l’andamento della loro gabbia toracica e del loro diaframma», Imtiaz Dharker condivide il suo personalissimo lessico familiare in lingua urdu: la mamma che le diceva che era un pezzo del suo fegato o che ebbe il «fegato spezzato» quando la figlia decise di andare a vivere da sola. D’altronde lo sapevano già nell’antica Grecia e in tutto il mondo arabo che il fegato è la vera sede dell’amore e organo con il compito di rigenerare il sangue (dunque responsabile del controllo delle emozioni, dell’indole, del carattere), come pure che ha la capacità di rigenerarsi (in comune col divino Prometeo abbiamo moltissimo, e la scienza lo attesterà solo negli anni ’30 del secolo scorso!). Abbiamo una nuova formula («Mi hai rinfrescato il fegato») per indicare quel sollievo che si scioglie in un abbraccio, per indicare ogni cosa bella si percepisca «esattamente lì, al centro del proprio essere».

Diana A. Politano

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