Lettera a Don Tonino Bello in occasione del 30°anniversario della morte – di Davide Gigliola

Caro don Tonino,

sono passati già 30 anni dalla tua morte, eppure sei forse più vivo che mai. Mi permetto di scriverti questa lettera con tono confidenziale prendendo spunto da te che tante volte hai scelto questa forma per farti presente.

Non voglio correre il rischio di ritagliare un santino sulla tua vita e sulla tua testimonianza, sarebbe come svilirti e rimpicciolirti, ma vorrei provare prima di tutto a ringraziarti per quello che sei stato e per come sei riuscito a raccontare la bellezza e l’inquietudine di Dio.

Ricordo quel 1993 pasquale, quando sei prematuramente morto (avevo 12 anni); fecero vedere al telegiornale una scheda sulla tua vita… Mi impressionò il vederti cosi semplice, spoglio di ogni orpello, ma da piccolo uomo mi limitai all’ammirazione non riuscendo ancora a capire la profondità del tuo essere che andava oltre le apparenze. Crescendo ti ho incontrato tante volte, ho letto i tuoi scritti, mi sono lasciato interrogare dalla radicalità evangelica con cui sei stato credente, sacerdote e vescovo. Mi hai sedotto nei sentieri che ho percorso. Ho provato anche ad attingere da te, con stupore, la volontà di riconoscere – soprattutto tra gli esclusi, i reietti, i poveri, gli emarginati – il volto umanissimo di Dio. Quel volto svelato da Gesù. Provandoci ho gustato una gioia vera, indimenticabile, che custodisco gelosamente…

Caro don Tonino, dal tuo tempo il mondo è parecchio cambiato e con esso anche la Chiesa e non te lo dico perché sono tra quelli che rimpiangono un passato che non potrà ritornare, ma per quella consapevolezza acquisita di chi ha imparato ad osservare il circostante con occhi diversi. Certo, il materiale umano è sempre lo stesso, le ingiustizie forse si sono acuite e tanti si sono allontanati dal Vangelo, anche per quella incapacità ormai evidente di non attrarre più. Tanti si sono arroccati in faziosità “medioevali” che nulla hanno di cristiano, altri invece hanno confuso la carità cristiana con assistenzialismo. Sarebbe preziosa la tua lungimirante lucidità che ti ha reso “profeta”. Occorrerebbe prima di tutto a una Chiesa che pare abbia “dimenticato Gesù” (Ermanno Olmi). Non voglio nemmeno apparirti come un  oracolo di sventura, che altro non fa che annunziare apocalissi imminenti, ma forse sbagliando, sono divenuto meno accondiscendente verso forme di narcisismo che si mascherano di “santità”.

Dicevo una Chiesa “pare” che abbia dimenticato addirittura Gesù perché tanti e troppi (soprattutto nell’era social) si sono dati a una evangelizzazione cybernetica, cercando spazio in una spazio pieno di tutto e il contrario di tutto. Parlano di Dio – forse -, ma non riescono a testimoniarlo, accontentandosi di like e indici di gradimento, confondendo esigenze (quelle compromettenti della Fede) con lusinghieri commenti di chi si limita a guardare senza approfondire… Tanti vendono se stessi (basterebbe riconoscere la cura estrema del corpo, l’evidente nullità delle parole, il vuoto dei contenuti…) contraffacendo una narrazione di Fede. Quanto è triste e avvilente! Il mondo di oggi, caro don, sente ma non ascolta, vede ma non guarda, dimentica e non ricorda. Si smarrisce in frangenti di parole inutili. Forse solo i gesti ancora riescono a smuovere il torpore intontito del quotidiano e a far interrogare sull’essenza dell’esistenza, cosi come ci riuscivi tu. Ma sono davvero pochi quelli che invece che parlare…fanno. Preti influencer che se non plagiano sicuramente sviliscono chi ancora sinceramente è alla ricerca della Verità. Attenti unicamente alla forma dei dettagli e lontani dall’odore (o dalla puzza) della sostanza delle povertà, teatranti anche loro nel “non luogo” del palcoscenico mondano e disinteressati al nascondimento gratuito della carità. Sono duro lo so e forse non apprezzi questo mio modo di dire, ma non si può tacere e questo lo hai insegnato anche tu.

Vorrei tanto che non ti si ricordasse solo oggi, sai negli anniversari è fin troppo facile, dove tanti si sono affrettati a dirsi tuoi amici. Gli stessi forse, che oggi ti celebrano con sontuose liturgie gonfie di incenso, sono gli stessi che quando elemosinavi case per i profughi albanesi – che in quegli anni arrivavano esausti sulle coste pugliesi – ti hanno sbattuto bronzei portoni in faccia, quelli che ti hanno ingiuriato quando vorresti aprire il tuo palazzo vescovile di Molfetta ai disadatti, quando ti ridicolizzavano perché con la tua piccola 500 facevi visita alle parrocchie della tua Diocesi, quelli che hanno clonato la tua croce pettorale di legno, mentre prima la vedevano come un affronto liturgico, gli stessi che ti criticavano aspramente per il tuo impegno concreto per la pace nei Balcani che affrontasti ormai consumato dalla malattia…  Malattia che ti ha portato sì alla morte, ma allo stesso tempo ha fatto sì che fruttificasse la tua testimonianza.

Eppure i poveri ti hanno riconosciuto. Loro sì hanno visto in te quella parola dolce e premurosa, quella mano tesa, quella porta aperta, quel volto “rivolto”, quel discepolo radicale e radicato – dunque credibile – del Maestro e soprattutto grazie a loro il tuo potente messaggio riecheggia ancora più forte oggi, come un vento che scuote.

Oggi tanti vedono in te un autentico e credibile profeta che è stato capace di tradurre e attuare il Vangelo. Riconoscimento amaramente postumo come spesso accade per gente come te, ma appunto perché autentico il tuo esempio parla e parlerà ancora… dobbiamo ancora imparare da te, rileggere i tuoi scritti, imitarti senza scimmiottarti. Avremmo ancora bisogno di te don Tonino, di un tuo gesto, di una tua parola, dei tuoi occhi…eppure ci sei.

So che hai perdonato (non poteva essere diversamente ovviamente…) chi non ti ha capito e ti ha ferito. In questo fiume di pietà metti anche me, tutti coloro che ancora hanno difficoltà a comprendere e a vivere la grande e sconvolgente verità del Vangelo. Noi che fatichiamo a riconoscere nel volto del povero la presenza di Gesù. E soprattutto grazie di essere transitato e di dimorare nella mia storia e nella storia di tanti che non si vogliono accomodare su poltrone vellutate di porpora e desiderano invece essere come te “ala di riserva” per “volare” con i fratelli.

Nel cimitero della tua Alessano, posta nella nuda terra, la tua tomba è meta di pellegrinaggio, di pace e ricerca di senso. Papa Francesco, che tanto ti assomiglia, è venuto anche lui a trovarti seguendo un tracciato ininterrotto di ammirazione e di affetto che non solo dura dal giorno della tua morte, ma che indica con estrema sicurezza la via del Cielo. È pace intima averti come amico e come esempio.

Ti saluto don Tonino, fratello vescovo, rileggendo il tuo testamento spirituale consegnato dalla cattedra del dolore pochi giorni prima della tua morte. Sono la tua ultima carezza, sono le dita che asciugano le lacrime, l’abbraccio che placa il singhiozzo, sono la consolante certezza della tua presenza che vive ancora. Anche io assieme a tantissimi ti voglio bene…

 “…tanti auguri di speranza, tanti auguri di gioia, tanti auguri di buona salute, tanti auguri perché a voi fioriscano tutti i sogni.

Tanti auguri perché nei vostri occhi ci sia sempre la trasparenza dei laghi e non si offuschino mai per le tristezze della vita che sempre ci sommergono. Vedrete come fra poco la fioritura della primavera spirituale inonderà il mondo, perché andiamo verso momenti splendidi della storia. Non andiamo verso la catastrofe, ricordatevelo.

Quindi gioite! Il Signore vi renda felici nel cuore, le vostre amicizie siano sincere. Non barattate mai l’onestà con un pugno di lenticchie. Vorrei dirvi tante cose, soprattutto vorrei augurarvi la pace della sera, quella che possiamo sentire anche adesso, se noi recidessimo un po’ dei nostri impegni così vorticosi, delle nostre corse affannate.

Coraggio! Vogliate bene a Gesù Cristo, amate con tutto il cuore, prendete il Vangelo tra le mani, cercate di tradurre in pratica quello che Gesù vi dice con semplicità di spirito.

Poi amate i poveri. Amate i poveri perché è da loro che viene la salvezza. Non arricchitevi, è sempre perdente colui che vince al gioco della borsa.

Vi abbraccio, tutti, uno ad uno, e, vi vorrei dire, guardandovi negli occhi: “TI VOGLIO BENE”…”

Davide Gigliola

 

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1 COMMENTO

  1. Bellissimo Davide, un ricordo di Don Tonino Bello che rispecchia effettivamente i valori della carità cristiana, esempio a cui dovremmo tutti ispirarci quotidianamente .

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