francesca cafarella

L’Italia e la Grecia sono gli unici paesi europei a non avere una legge sull’educazione all’affettivita’, eppure più di tre anni fa il parlamento ha votato la Convenzione di Istanbul che, all’articolo 14, chiede l’inserimento dell’educazione all’affettività  nelle scuole di ogni ordine e grado.

La scuola, affiancata dalla famiglia, riveste un ruolo specifico nell’ambito dell’educazione affettiva, in quanto ha il compito di fornire strumenti cognitivi ed emotivi indispensabili ad una vita di relazione ricca e soddisfacente.

Vi è quindi la necessità di coniugare l’informazione con la formazione intervenendo attraverso un’azione educativa che non si limiti a fornire conoscenze ma entri nella dimensione degli aspetti emotivi e relazionali.

C’è bisogno di una vera e propria alfabetizzazione affettivo-emotiva da sviluppare trasversalmente alle discipline curricolari che deve diventare parte integrante della formazione delle studentesse e degli studenti lungo tutto il percorso scolastico, dalla scuola dell’infanzia al liceo.

L’educazione all’affettività rappresenta per l’alunno un percorso di crescita psicologica e di consapevolezza della propria identità personale e sociale, che trova nella famiglia il suo punto di inizio.

Essere “emotivamente intelligenti” vuol dire saper conoscere e gestire le nostre risorse interiori e allo stesso tempo intuire, comprendere, rispondere correttamente alle emozioni degli altri.

Le emozioni sono dotate di una forza dirompente che può ostacolarci nel raggiungimento dei nostri obiettivi, per esempio paralizzando la nostra capacità di agire o di decidere lucidamente. Se adeguatamente gestite, possono però regalarci una marcia in più aiutandoci a comunicare efficacemente, a saperci automotivare, a reagire meglio agli stimoli provenienti dall’ambiente.

Essere intelligenti emotivamente significa, in sintesi, insegnare ai ragazzi a mantenere un rapporto equilibrato tra il mondo intrapersonale ed il mondo interpersonale, riconoscersi nella proprie qualità ed accettarsi nei propri limiti.

Agire e migliorare lo sviluppo emotivo dei bambini e delle bambine li renderà adulti più consapevoli, più capaci di frenare gli eccessi, più preparati agli eventi della vita.

Se cercheremo di aumentare l’autoconsapevolezza, di controllare più efficacemente i nostri sentimenti negativi, di conservare il nostro ottimismo, di essere perseveranti nonostante le frustrazioni, di aumentare la nostra capacità di essere empatici e di curarci degli altri, di cooperare e di stabilire legami sociali — in altre parole, se presteremo attenzione in modo più sistematico all’intelligenza emotiva — potremo sperare in un futuro più sereno. (Goleman, 1996, p. 9)

Dr.ssa Francesca Cafarella

Psicologa Psicoterapeuta

 

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