Papa Francesco ha parlato per anni, senza sosta con determinazione e forza. Unica voce a dire cose scomode e controcorrente, fino alla fine, quando la voce ha ceduto il passo alla testimonianza quasi silenziosa. L’eco di quella Voce che mancherà terribilmente, continuerà – auguriamoci – a riempire le nostre sorde orecchie e soprattutto a scalfire i nostri cuori disumanizzati.
Per chi crede non esistano le coincidenze, eppure la notizia della morte del Papa arrivata il Lunedì di Pasqua non può apparire come un semplice caso. Per chi crede la Pasqua è il mistero centrale della vita cristiana e in questa Luce che il Papa è tornato alla Casa del Padre, per celebrare la Pasqua eterna e perfetta. In questa scia luminosa, mentre tanti festeggiavano senza coscienza – per quel desiderio perenne di evasione dalla realtà – che è arrivato l’annuncio della morte che ha frastornato e rattristato l’umanità.
Non si cotanto le reazioni. Tante sicuramente oneste e sincere, altre paradossalmente cariche di sbalorditiva falsità. Perché questo è il momento di ricordare quanti sciacalli e avvoltoi in questi anni hanno atteso il trapasso di Papa Francesco. Io stesso ho ascoltato diversi sacerdoti e cattolici praticanti inveire e disobbedire alle indicazioni e alle parole del Papa, accusandolo di ogni sacrilegio e sorta di abominio, beffeggiandolo e denigrandolo. Abbiamo dimenticato come è stato umiliato durante il periodo della Pandemia? Evidentemente si! Abbiamo dimenticato quante volte è stato definito antipapa, finto papa, ecc. per la convivenza inedita con il Suo predecessore Benedetto XVI? Evidentemente si!
Di fronte alla sua reale vicinanza, alla denuncia di inumana chiusura, di nazionalismi esasperati verso l’amara realtà della migrazione è stato accusato di comunismo.
Di fronte la coraggiosa denuncia dei crimini contro l’ambiente perpetuati contro la “casa comune”, di adorare divinità amazzoniche.
Di fronte il dialogo con le altre religioni, accusato di indiscriminato sincretismo.
Di fronte la volontà ecumenica, di svilimento della cattolicità e dello stesso ruolo del papato.
Di fronte la condanna ferma della guerra, di essere schierato politicamente.
Di fronte l’apertura a omosessuali e divorziati, accusato di eresia!
Ora che è morto pare invece che questo Papa sia stato amato, ascoltato e seguito da tutti. Ora ci riscopriamo tutti devoti cattolici e cristiani. Quanta ipocrisia e falsità! Basta ascoltare le dichiarazioni oppure vedere la quantità di immagini, di post, di condivisioni di frasi ecc, quasi a voler tirare per la talare il Papa che è stato di fatto in questi anni umiliato. Mi piace pensare, con i dovuti distinguo, alla realizzazione della profezia su Gesù in Croce: “…volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto…”.
L’ipocrisia dei catto-fascisti e della frangia politica che li rappresenta – che restano profondamente i più lontani dal Vangelo – è terrificante, perché Papa Francesco ci ha ricordato la centralità, nella missione della Chiesa verso gli esclusi, gli “scarti” e gli ultimi.
Bisognerebbe avere perlomeno la dignità di tacere per coerenza, ma lo sappiamo che questa è una virtù rara e infatti in queste ore assistiamo al rituale sciacallaggio di chi ricerca dettagli per raccontare la banalità, il servilismo di “giornalisti” che raccontano minuziosamente altro e oltre rispetto all’essenziale. Per questo lascio le “analisi” ad altri e vorrei invece condividere una lettura diversa. Quando finalmente i “cronisti di regime” taceranno con le loro banalità, abbiamo il dovere di rileggere le parole di questi anni per ricordare le grandi sfide che ci attendono, per rinsaldare la nostra Fede e rafforzare il nostro impegno.
Ora però è sorprendente – sono ironico – assistere alla riscoperta di quei valori che durante gli anni di pontificato sono stati invece vilipesi e osteggiati. È sorprendere assistere all’unanime coro di cordiglio di queste ore, quando le fake news di questi anni hanno tentato di sotterrare la testimonianza di papa Francesco. Vomitevole e vile è l’atteggiamento di chi maschera le proprie nefandezze nascondendosi dietro un lutto fin troppo facile da assecondare.
Si è faticato a comprendere il magistero e il messaggio di Papa Francesco, credo principalmente perché da sempre si fatica a comprendere e imitare le alte ed impegnative esigenze del Vangelo.
Almeno noi non possiamo correre il rischio – l’ennesimo – di rendere il Papa un comodo santino, ma impegniamoci a prolungare quel messaggio che ci ha lasciato in eredità, una eredità che “supera” gli uomini e ci impegna ad una autentica e coraggiosa testimonianza evangelica.
“Veramente unico!”, è stato il commento più bello che ho ricevuto appena appresa la notizia. E lo condivido pienamente perché credo sia veramente cosi. È stato unico nei modi, nella volontà irrimandabile di riformare la Chiesa, nella traduzione di una Teologia concreta e incarnata; unico nel liberare l’Istituzione dal vassallaggio di chi spudoratamente usa il sacro per apparire, nel denunciare e chiedere perdono per gli orrori commessi dai membri della Chiesa, dalla volontà di alleggerirsi da pizzi e merletti che hanno soddisfatto troppi per appagare desideri necessariamente taciuti di narcisismo e autoreferenzialità.
Eppure l’unicità del Papa resta soprattutto quella di essere annunziatore del Vangelo del Risorto, come lo fu per il primo Papa: Pietro. Questa è la consolazione e la promessa più grande che avanza nel tempo e nella storia. Ci mancherà tantissimo quella sua umanità, quel suo essere autentico Pastore, quelle sue parole che ci interrogavano e sostenevano, quella sua semplicità e dolcezza. Tantissimo!
Ora che saremo bombardati da pronostici, analisi e inutili parole pre-Conclave, non lasciamoci svilire e custodiamo invece la certezza che nonostante tutto e tutti la Chiesa è di Gesù Cristo ed è guidata dallo Spirito Santo. Ovviamente per credere a questo occorre il dono della Fede e per questo voglio ripetere, nonostante tutto e tutti…
Auguriamoci e crediamo che il Papa che verrà sia – per questi tempi oscuri – ancora più coraggioso nel tradurre la testimonianza del Vangelo e ci esorti a non lasciarci rubare la Speranza, continuando ad essere Voce come lo è stato l’indimenticabile Papa Francesco, a cui va la sincera gratitudine per non essersi risparmiato nell’essere libero, coerente e coraggioso eco della Voce di Cristo.
Davide Gigliola