BRINDISI – E’ stata una operazione complessa e complicata quella conclusasi con 58 arresti da parte dei Carabinieri di Brindisi.

Un colpo ben assestato dai militari dell’Arma alla criminalità organizzata dell’intero territorio brindisino, nello specifico alla Sacra Corona Unita. Sono 58 gli indagati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare (di cui 13 erano già in carcere), emessa dal GIP del Tribunale di Lecce, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso in omicidio, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegali di arma da fuoco e spaccio di sostanze stupefacenti. Tutti i reati sono stati commessi con l’aggravante del metodo mafioso. Elemento rilevante dell’operazione Omega (denominata così perché è l’ultima che seguirà il Procuratore della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta, che andrà in pensione) è stato anche l’intimidazione al Comandante della Compagnia di San Donaci, Francesco Lazzari, al quale fu fatta esplodere una casa di sua proprietà ed ancora in costruzione.

L’indagine, avviata dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Brindisi nel settembre 2012, è iniziata a seguito dell’omicidio di Antonio Presta, figlio di un collaboratore di giustizia. Costui ha consentito, in particolare, mediante attività tecniche, di identificare Carlo Solazzo, quale autore dell’omicidio. Inoltre, è stato possibile delineare l’organigramma e gli assetti organizzativi territoriali della cosiddetta frangia “mesagnese” della Sacra Corona Unita, al cui vertice si sono avvicendati Antonio Vitale, Massimo Pasimeni, Daniele Vicientino e Ercole Penna, operante, principalmente, nei comuni a Sud della provincia di Brindisi. Sono stati anche identificati i sodali di due articolate associazione finalizzate al traffico illecito di sostanze stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana), con basi operative nei comuni di San Donaci e Cellino san Marco.

Ulteriori indagini hanno permesso di scopre che Benito Clemente e Antonio Saracino sono gli autori dell’attentato dinamitardo perpetrato il 19 dicembre 2012, ai danno di un immobile di proprietà del Comandante della Stazione di San Donaci, Luogotenente Francesco Lazzari, acclarando che il movente del delitto era riconducibile all’intensificazione dell’attività repressiva messa in atto dalla stessa Stazione.

Da specificare che tredici dei destinatari del provvedimento sono già detenuti in carcere per altra causa.

Come detto, le attività d’indagine sono state avviate in conseguenza all’omicidio di Antonio Presta, verificatosi a San Donaci il 5 settembre 2012, figlio di Gianfranco, già collaboratore di giustizia ed esponente, negli anni ’90, di spicco della SCU. Sin dalle prime fasi delle indagini è risultato evidente che l’omicidio era da ricondurre alla gestione dello spaccio di droga, nei territori di San Donaci e Cellino San Marco. È stato appurato, infatti, che Antonio Presta, unitamente alla sorella Daniela, e con l’aiuto dell’allora convivente di quest’ultima, Pietro Solazzo, in quel periodo detenuto, stavano assumendo il predominio per la gestione del traffico di sostanze stupefacenti a Cellino San Marco, tentando di scalzare Carlo Solazzo, fratello di Pietro, convivente della donna, all’epoca a capo di una compagine criminale dedita allo spaccio di stupefacenti in quel comune. In questo contesto, è stato appurato che il 15 agosto 2012, Antonio Presta, congiuntamente alla sorella Daniela, avevano incendiato un’abitazione di Carlo Solazzo, approfittando di un periodo di assenza di questo e della sua famiglia. Sulla scia di questo dolo, Carlo Solazzo si è vendicato, uccidendo Antonio Presta.

Le successive indagini, così, hanno consentito di individuare gli esponenti di due gruppi criminali, inseriti in contesti mafiosi ed operanti nei comuni di San Donaci e Cellino San Marco, facenti capo rispettivamente a Piero Soleti ed ai fratelli Carlo e Pietro Solazzo, detti cacafave, ‘attivi’ nel settore del traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Inoltre, si avvalevano anche della disponibilità di armi da fuoco per imporre la loro egemonia in quei territori.

Invero, Pietro Solazzo, dopo la sua scarcerazione avvenuta nel febbraio 2013, era entrato inizialmente in contrasto col fratello Carlo per poi riappacificarsi e rientrare a pieno titolo nella compagine criminale. I gruppi sandonacese e cellinese, attraverso i rispettivi capi ed i gregari operavano in simbiosi e nel pieno rispetto territoriale, evitando pericolose sovrapposizioni e sconvenienti disaccordi. Si era creato, anzi, una sorta di mutuo soccorso tra essi nella gestione delle illecite attività, ma anche nel commettere atti intimidatori, come quello ai danni dell’abitazione del Comandante Lazzari (commesso da Benito Clemente e Antonio Saracino), sia che trattasse di approvvigionare droga per le rispettive piazze di spaccio.

Pietro Soleti, capo indiscusso del sodalizio di San Donaci, si avvaleva dei suoi luogotenenti Floriano Chirivì e Benito Clemente. Questi, attraverso il club “LE MASSÈ” di San Donaci, gestivano il mercato dello spaccio di sostanza stupefacente. Altro interesse del gruppo di San Donaci erano le armi, reperite per il tramite del cittadino slavo Gennaro Hhajdari, alias “Tony Montenegro”, che le faceva giungere dall’Est Europa.

Il gruppo di Cellino San Marco, guidato dai fratelli Solazzo, si avvaleva dell’operato dei collaboratori Marco Pecoraro e Saverio Eelia.

La droga veniva approvvigionata da vari canali, naturalmente Torchiarolo, ma anche Oria, Brindisi e Lecce.

Da stigmatizzare anche un ulteriore aspetto, ossia il ritorno al rito di affiliazione al sodalizio mafioso. Infatti, la SCU è in continua ricerca di ‘collaboratori’. Così, Gabriele Cucci è stato intercettato mentre tentava di memorizzare la formula che a lui sarebbcataldo mottae stato richiesto di pronunciare nel corso del rituale.

Dunque, nonostante questo pesante colpo inflitto alla Sacra Corona Unita, quest’ultima continua ad esistere e mietere vittime: “Abbiamo la prova documentale – ha detto Cataldo Motta nella sua ultima conferenza stampa – dei riti di affiliazione alla SCU”.

Tommaso Lamarina
Redazione

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