BRINDISI – L’incendio che alcuni giorni fa  ha devastato l’invaso del Cillarese, è l’ennesima brutta storia dei nostri giorni, frutto di un atteggiamento sconsiderato, di chi proprio non riesce ad integrarsi nella società civile ed amare le meraviglie naturali che il nostro  territorio ci offre.

Lo scrive, in una nota, il segretario generale della Cgil Brindisi Antonio Macchia che prosegue: “Ad ogni buon conto, che si paventi la matrice dolosa e che l’intera zona sia così vasta, tanto da renderne molto difficile il controllo e la tutela, sono dati certi. Tuttavia, ciò che viene spontaneo chiedersi è se sia stato fatto tutto il possibile per mettere in sicurezza il Cillarese. Sarebbe riduttivo condurre tutto alla matrice dolosa del gesto, ammesso che dolosa sia e, comunque, per appurare ciò, attenderemo il lavoro dei Magistrati inquirenti. Sicuramente vi sono una serie di fattori che hanno permesso il degenerare della situazione dinanzi ad un’emergenza, fermo restando l’egregia opera prestata da tutti quegli uomini che, a vario titolo, hanno trascorso l’intera giornata a domare le fiamme. Il Governo Regionale con il Decreto Presidenziale del 03.03.2016 n.118, in prosecuzione con quanto fatto dai suoi predecessori, ha espressamente dichiarato lo stato di pericolosità per le aree boscate, cespugliate, arborate e, disponendo nello specifico all’art. 3 che entro il 15 giugno di ogni anno  gli Enti di competenza ( Ferrovie, Anas, Acquedotto, Prevince, Comuni e Consorzi), devono provvedere alla pulizia dei terreni mediante rimozione di erba secca, residui vegetali e rifiuti, creando fasce di protezione. Considerata l’esiguità delle risorse a disposizione dei rispettivi Enti, ci si chiede se questi siano stati messi nelle condizioni di porre in sicurezza il nostro territorio e, se ciò è avvenuto, occorrerebbe appurare se il protocollo previsto dal Decreto sia stato rispettato. È pertanto necessario che le forze politiche e sociali rivendichino per il territorio di Brindisi una maggiore attenzione su diversi fronti, sia dal punto di vista economico, in modo tale da ripristinare quanto prima il maltolto, sia dal punto di vista sociale in modo da richiamare alle proprie responsabilità tutti coloro che possono e vogliono arginare chi vorrebbe portare la città ai margini dell’esistenza civile. Con tutte le problematiche legate all’economia, al lavoro, all’inquinamento ed alle correlate patologie, il nostro territorio non può proprio permettersi di rinunciare ad un polmone naturale come quello del Cillarese e noi tutti dobbiamo contribuire affinché quello che è accaduto non abbia a ripetersi”.

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