IL ROMANZO “MI MANCHI” DI FATE VELAJ, VINCE IL PREMIO LETTERARIO “PORTA D’ORIENTE”

Bari, Teatro Petruzzelli -17.11.2023

“MI MANCHI” ha tenuto la Giuria tutta col fiato sospeso e gli occhi velati di lacrime per il senso assoluto di “mediterraneità” insito in ogni storia narrata con infinito amore dal grande Autore nostro prezioso ospite; in ogni espressione della sua scrittura; in ogni carezza lieve della sua mano. Grazie al suo libro e alle sue fotografie il “Mare Nostrum” si fa realistica la nostra Puglia: penisola nella Penisola, che ha nel Salento tenere
increspature di azzurro cielo-mare…]

CETTINA FAZIO BONINA

 

Dopo il successo della trilogia KREUZTANNE (KREUZTANNE, NILKON, ITAKA), Fate Velaj torna con un altro romanzo, i cui eventi si svolgono in Puglia.

Negromonte, immerso tra i vigneti di Negramaro, è un paese quasi spopolato.

I giovani se ne sono andati e in città sono rimasti solo pochi anziani che, in modo rituale, si radunano al bar di Cosimo, le cui pareti sono ricoperte di manifesti di film di Fellini di 50 anni fa.

Il sindaco Francesco De Chiara, uomo che dà più importanza al suo aspetto esteriore, è alla ricerca di una nuova identità per la città, al fine di farla risorgere dalla sua inesorabile agonia. Per questo, invita un fotografo viennese perché osservi la città con occhi freddi e privi di qualunque nostalgia.

Durante i dieci giorni di permanenza a Negromonte, il fotografo incontra i residenti, “mette la mano sul loro polso per sentire meglio i battiti del cuore” e chiede di ripensare ai tempi e ai momenti in cui hanno immagazzinato, come un tesoro prezioso, le più importanti vicende della loro vita.

Per questo, essi divengono l’oggetto della sua creatività artistica.

Un giorno in mezzo ai vigneti, un edificio abbandonato attira la sua attenzione. Egli va a visitarlo e vede sulla porta una scritta: “MI MANCHI”.

Dopo molteplici ipotesi e riflessioni su chi sia l’autore della scritta e sul perché si sia allontanato dalla città per stendere una così appassionata dichiarazione d’amore, durante l’incontro con gli amici della signora Aurora che di sera si riuniscono nel salone di lei, racconta ciò che ha visto.

I partecipanti, stupiti, si domandano anche essi chi possa essere stato l’autore della scritta. E in questo modo, il salone si trasforma pian piano in un “ufficio investigativo”.

A partire da questo momento, gli ospiti della signora Aurora vengono a conoscenza di due storie, entrambe caratterizzate da un intenso dramma d’amore. Al margine dei racconti resta, fredda, la Leica – l’apparecchio fotografico tedesco, che documenta ogni cosa.

Il fotografo continua poi ostinatamente la sua ricerca per giungere finalmente a incontrare l’autore della scritta, vivendo a livello personale, un momento di duplice ebbrezza.

Nel vivere questa singolare e inedita esperienza di vita, il fotografo diviene tuttavia sempre più cosciente del fatto che non potrà mai divenire un investigatore. Egli resta un artista che, nutrendo la sua creatività, ha maturato nel corso degli anni la profonda convinzione che “l’Arte trascende il tempo” ed è, per questo, in grado di migliorare le relazioni tra le persone, orientandole verso il futuro.

MI MANCHI è una poesia romanzata.

Giuseppe Marchionna
Brindisi, 8.6.2022

[…Non ho difficoltà ad affermare che “MI MANCHI” è un romanzo poetico, o forse sarebbe meglio dire una poesia romanzata.
Esso ruota intorno al concetto della perdita, ovvero del sentimento di mancanza e del conseguente senso di nientità (il non-essere) che affligge chi ne è stato colpito.
La scansione temporale della narrazione coinvolge progressivamente nel concetto della perdita prima i luoghi, poi i personaggi, finendo col permeare del suo senso di privazione l’intera città immaginifica di Negromonte, un tempo attiva, rutilante e vitale e ora decadente, disincantata e senza prospettive.
Il romanzo rappresenta una sorta di viaggio onirico dell’artista alle prese con “l’altro da sé”: i palazzi, le persone, le piazze e i vicoli, lo stesso edificio MI MANCHI (come lui stesso lo definisce) che pure è assolutamente centrale nella sua narrazione, rappresentano altrettante occasioni che l’artista/pittore/fotografo coglie per regolare i conti tra sé e la realtà che lo circonda, a volte trasfigurandola fino ad immaginarne una sua figurazione pittorica e in altre riuscendo a evocarne i significati più intrinseci e reconditi che si presentano al suo penetrante sguardo.
In questo senso la colorazione del romanzo che lui stesso indica in “Nero, grigio e pensieri”, mutuandola dal titolo di una sua opera pittorica, richiama alla mente le opere di Daniele Ciprì & Franco Maresco, un duo formato dai registi, sceneggiatori, montatori e direttori della fotografia italiani, la cui narrazione, pur all’interno di una visione di insieme, dimostra di acquistare un’autonomia, una continuità e una forte familiarizzazione con gli stessi personaggi
Per questo il romanzo rappresenta una sorta di famedio della perdita, un tempo funerario dedicato alla memoria delle persone perdute, descritte con la precisione meticolosa, il rigore critico e il dettaglio introspettivo che caratterizza la prosa di Fate Velaj…]

Giuseppe Marchionna

[…] «MI MANCHI», è un affresco dai colori vividi che racconta i sentimenti della Puglia attraverso gli occhi, manco a dirlo, di un fotografo viennese. Quattro storie d’amore tra le righe della parola scritta, guidato dallo sguardo di un fotografo e pittore. Un momento di incontro tra stili per dare voce a sensibilità trasversali fissati da una macchina fotografica tedesca. […]

La Gazetta del Mezzogiorno

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