Il far beneficenza, l’essere volontari, il prodigarsi per gli altri deve essere anonimo? Voi cosa ne pensate? Il dibattito aperto da Gianpiero Lofoco

Il far beneficenza, l’essere volontari, il prodigarsi per gli altri deve essere anonimo, almeno quasi impersonale? Per me, no! Proporsi, metterci la faccia e il nome in iniziative per il bene, l’aiuto, il sostegno a chi ne ha bisogno è, addirittura, necessario. Induce tante altre persone e aziende a conoscerne e riconoscerne la validità sociale; spinge molti a diventarne protagonisti sempre con assoluto appagamento morale e soddisfazione personale. Ancora, promuove attività per sempre più numerosi movimenti, associazioni, gruppi protesi a dedicare tempo e risorse per gli altri. Non è pubblicità personale, non è propaganda per la propria attività imprenditoriale o commerciale. Il bene, ovviamente, ha sempre un destinatario ma acquista ancora più valore quando se ne conosce il mittente. Ora più che mai.

Gianpiero Lofoco

L’opinione di Tiziano Mele, responsabile comunicazione Centro Servizi per il Volontariato di Brindisi e Lecce: «Non è importante fare volontariato o beneficenza in maniera anonima, ciò che conta davvero è … farlo. Ben vengano aziende, imprenditori, artigiani o professionisti che accanto ad una donazione o a una “buona azione” ci mettono un nome o una faccia: facessero tutti così, il mondo sarebbe di gran lunga migliore».

Comunque, il dibattito è aperto.

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