Grande successo al classico Marzolla per l’incontro formativo del progetto didattico “Corretti e non corrotti”

BRINDISI – Grande successo al classico Marzolla per l’incontro formativo  del progetto didattico “Corretti e non corrotti” promosso dalla Prefettura di Brindisi. Anzi, di più, una preziosa ed intensa occasione di riflessione. Tema il male endemico della corruzione che inquina a tutti i livelli il vivere democratico, cui si può reagire solo  formando ed educando a buone pratiche di legalità, diffondendo  una cultura della legalità attivando le competenze di cittadinanza attiva entrate ormai a pieno titolo nella mission e nel ptof del liceo classico Marzolla, già partner delle istituzioni in diverse occasioni (collaborazione con Questura e Polizia di stato nel concorso contro la violenza sulle donne “Palmina Martinelli “ ; evento Notte del Liceo2018  interamente dedicato al tema). Protagonisti gli studenti del quarto e quinto anno  che hanno dialogato con il Prefetto di Brindisi, S.E. Dott. Valerio valenti, il procuratore della Repubblica Dott. Antonio De Donno, il delegato Confindustria dr. Ercole Farina Valadri e l’ avv. Roberta Gulli , in uno scambio serrato di prospettive introdotto dall’appello della  Dirigente prof.ssa Carmen Taurino a che i giovani seguano sempre la strada maestra anche se è più tortuosa. Si è esaminata la situazione a livello territoriale e si è ragionato  di rispetto della legge e di diritto, valori che la corruzione sminuisce o annulla con conseguenze che anche i ragazzi sperimentano sulla loro pelle, in termini di aspirazioni e di affermazioni di studio o lavorative e che invece i relatori con forza riportano alla sostanza etica primaria, in termini di obiettivo e di prassi. Forte il richiamo da parte dei relatori al buon senso e all’istruzione quali veicoli di comportamenti corretti per cittadini giusti ed onesti, traino per una società coesa e solidale e rispettosa del merito e della legalità. In generale  grande coinvolgimento nel corso della manifestazione. A latere, prima della consegna agli studenti dell’ultimo anno di copia della Costituzione, tante domande e originali riflessioni, particolarmente apprezzate dagli ospiti. In allegato , il testo della riflessione tematica  di Eleonora Vitale, classe quarta C.

Quando ho avuto il compito di scrivere alcune considerazioni sulla corruzione ho cercato di trovare  una immagine che rappresentasse in modo simbolico il fenomeno corruttivo. 

La nostra memoria  è fotografica, organizzata prevalentemente per immagini.

 

Se per esempio ci soffermiamo a pensare alla guerra la prima cosa che ci verrà  in mente non sarà la sua definizione da manuale ma un fotogramma,  magari il fungo atomico su Hiroshima, oppure  le distese di croci bianche dei cimiteri militari, o ancora la bambina vietnamita che corre piangente con alle spalle il suo villaggio in fiamme. 

 

 Se penso,però, alla corruzione la mia mente non trova una immagine che immediatamente la rappresenti in modo simbolico ed inequivocabile. 

 

La corruzione è grigia, è una nebbia, è una presenza che si muove nei palazzi dello stato silenziosamente mimetizzandosi tra le spire della burocrazia. Più complessi sono i percorsi amministrativi e più facilmente potranno muoversi i corruttori. La corruzione nasce per germinazione naturale nel terreno fertile creato dalla moltitudine e dalla complessità delle leggi, “ le leggi sono moltissime quando lo stato è corrottissimo” diceva Tacito.

 

Infedeli servitori dello stato i funzionari corrotti programmano e pianificano con cura e meticolosità la propria attività criminosa il cui risultato finale è un atto amministrativo perfetto ed ineccepibile dal punto di vista formale. Perfetto nella forma ma viziato nella sostanza perché costruito non per soddisfare l’interesse della collettività ma quello del corrotto e del suo “compare”.

 

Se la corruzione è grigia e sfuggente l’istantanea del Paese che ne soffre è terribilmente nitida, dominata da costanti negative che puntualmente si ripetono. 

Ogni stato in cui è presente un alto indice di corruzione soffre inevitabilmente di un deficit di sviluppo economico e sociale. La corruzione genera infatti un corto circuito in cui i valori in campo vengono alterati artificiosamente a vantaggio del meno meritevole, del meno bravo, del meno competitivo. Avendo rovesciato il principio della selezione naturale, dove il più forte ed il migliore prevalgono, la società che discende da un sistema politico ed economico corrotto è più debole e sarà fatalmente destinata a finire nella periferia del mondo globalizzato. 

 

E’ come se nella savana di un parco nazionale un ranger parteggiando per il leone più vecchio e malandato uccidesse per lui tutte le gazzelle lasciando gli altri leoni più giovani e più forti senza cibo.  Presto o tardi i giovani leoni per non soccombere dovranno abbandonare quel parco e trovare una nuova savana dove poter liberare i loro muscoli d’acciaio e cacciare. Ed è proprio quello che succede in Italia con la fuga dei cervelli.   

 

Giovani brillanti studiosi sono costretti a lasciare il nostro paese perché sono state chiuse loro le porte della ricerca e dell’università. Nepotismo e corruzione ci privano delle nostre migliori risorse. I meccanismi sono i soliti, concorsi farsa, costruiti appositamente per far vincere un determinato candidato, attribuiscono finanziamenti per la ricerca, dottorati, borse di studio ai soggetti meno meritevoli.

 

 

Si parla molto della fuga dei cervelli, si ammirano questi ragazzi che hanno avuto la forza di emigrare, portando via nelle loro valige le speranze che inutilmente avevano riposto nel nostro Stato.

Si parla meno, invece, di quelli che non ce l’hanno fatta. Di quei cervelli che non hanno avuto la possibilità di esprimersi perché appassiscono e muoiono tra le aule delle scuole.

 

La mancanza di imparzialità e di coerenza che talvolta è presente nei giudizi getta tra gli studenti, i cittadini di domani, il primo seme di sfiducia nella giustizia della società, mina alle basi il principio meritocratico che rappresenta il primo baluardo contro la corruzione.

 

Lo stato si presenta ai giovani tramite la scuola,dove ogni errore di valutazione è amplificato dal fatto che si proietta nel futuro. Tarpa le ali a chi è più insicuro nel volo condizionandone le scelte future.

Ricordo ancora il giorno in cui ho subito la mia prima ingiustizia, delusa andai dai miei genitori.

” Come  devo fare papà?” gli chiesi, sicura che mi avrebbe risposto, che avrebbe trovato una soluzione, insomma i genitori sanno sempre tutto. Questa volta no, mio padre non aveva soluzioni, solo un grande dispiacere nel dovermi dire “fatti forte, più crescerai maggiori saranno le ingiustizie, il mondo funziona così”.

 

Ma io non l’accetto, sono troppo giovane per accettarlo. Considerare normali, perché ritenuti propri della gestione pubblica e della politica, i fenomeni corruttivi crea un consenso implicito che impedisce ai meccanismi di autodifesa della società di attivarsi. Non isolare e stigmatizzare la corruzione, difendendola per quello che è, ossia un cancro della società, ne alimenta la diffusione creando aree di assoluta impunità non solo giuridica ma anche morale.

 

“Un popolo che elegge i corrotti, impostori, ladri, traditori, non è vittima, è complice” dice George Orwell

 

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